Operazione “Resilienza” stamani dei Carabinieri del Comando Provinciale di Palermo contro esponenti del mandamento mafioso di Porta Nuova e, in particolare, la famiglia mafiosa di Borgo Vecchio.
Gli indagati sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, ai furti e alla ricettazione, tentato omicidio aggravato, estorsioni e danneggiamenti.
L’operazione ha individuato come nuovo reggente della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio Angelo Monti, che ha guidato la riorganizzazione del clan dopo la sua scarcerazione.
Monti fu arrestato già nel 2007 perché ritenuto al vertice della famiglia e dal 2017 era sorvegliato speciale insieme ai “colonnelli” del capomafia: il Girolamo Monti, suo fratello, anche lui arrestato nel 2007 e Giuseppe Gambino, già condannato per mafia, ritenuto il “cassiere” della famiglia che faceva da tramite tra i vertici e il gruppo operativo.
Gli “esattori” del pizzo erano Giovanni Zimmardi, Vincenzo Vullo e Filippo Leto. Dei traffici di droga si occupavano il nipote del boss Jari Massimiliano Ingarao e i sue due fratelli.
Le indagini hanno ricostruito 22 estorsioni aggravate dal metodo mafioso (6 consumate e 16 tentate), ai danni di commercianti e imprenditori operanti nel territorio di competenza della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio, e 2 attività estorsive, commesse attraverso il cosiddetto “cavallo di ritorno”.
Su un totale di 22 episodi, 13 casi sono stati scoperti grazie alle denunce autonome dei commercianti, mentre ulteriori 5 episodi sono stati ricostruiti autonomamente grazie alle indagini, ma poi confermati pienamente dalle vittime.
Le indagini hanno fatto luce sul tentato omicidio, commesso con un’arma da taglio il 12 dicembre 2018, da Marcello D’India e da Giovanni Bronzino, ai danni di Giovanni Zimmardi che incaricato di riscuotere il pizzo, era stato ferito all’interno della sua auto, poi incendiata.
Zimmardi era stato aggredito per avere pagato una cena in una trattoria del quartiere con soldi falsi, scatenando l’ira di D’India e Bronzino.
I vertici della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio erano poi intervenuti per ricomporre il dissidio.
di Redazione – EmmeReports