A pochi giorni dall’anniversario della sua morte, ricordiamo la figura di un Santo dalla vita eccezionale: San Francesco d’Assisi.
Nato nel settembre del 1182 da Pietro Bernardone dei Moriconi, un ricco mercante di stoffe e spezie, e da Pica Bourlemont, una donna della nobiltà della Provenza.
Per volere del padre che voleva avviarlo al commercio, Francesco riceve un’educazione classica tra poesia, musica, latino volgare, francese e provenzale. Cresce da cittadino agiato, frequentando l’aristocrazia assisana e, come previsto dal padre, presto si dà anche al commercio.
La strada verso la conversione ebbe inizio durante la prigionia in seguito alla sconfitta contro i perugini. Dal 1154 era in corso una guerra tra Assisi e Perugia e nel 1202, Francesco fu fatto prigioniero insieme ad altri giovani dopo che la sua brigata era stata sconfitta.
Liberato dalla prigionia grazie ad un riscatto pagato dal padre, torna a casa estremamente debole e provato, riprendendosi solo grazie alle cure materne.
Una volta ripresosi, Francesco inizia a creare scandalo per aver abbracciato un nuovo stile di vita in armonia con la natura e l’umiltà: lo si vedeva sempre meno, perché spesso ritirato in preghiera.
Da ricordare l’episodio accaduto a Roma quando divise tra i mendicanti il compenso per i prodotti del padre, scambiando persino le sue vesti con uno di loro e chiedendo l’elemosina dinanzi alla porta di San Pietro.
Altro esempio, fu quello dell’abbracciare e baciare un lebbroso, cosa per lui insopportabile fino a prima della prigionia. Egli stesso scrisse: “Ciò che mi sembrava amaro, mi fu cambiato in dolcezza d’anima e di corpo”.
Le stranezze di Francesco si facevano sempre più frequenti, soprattutto la sua spropositata generosità in donazioni, che fece pensare ad un suo squilibrio mentale.
Il padre, per evitare ulteriore scandalo, arrivò fino a farlo arrestare con l’obiettivo di spaventarlo, ma Francesco chiese di essere giudicato da un’autorità della Santa Sede, dal Vescovo e, non appena il padre ebbe finito di parlare, si denudò totalmente davanti a tutti dicendo: “Finora ho chiamato te, mio padre sulla terra; d’ora in poi posso dire con tutta sicurezza: Padre nostro che sei nei cieli, perché in lui ho riposto ogni mio tesoro e ho collocato tutta la mia fiducia e la mia speranza”.
Coperto per pudore dal mantello del Vescovo, andò via e così ebbe inizio la vita religiosa del ragazzo d’Assisi che si diresse a Gubbio, ospite di Federigo Spadalonga, con il quale aveva condiviso la prigionia a Perugia, che gli offrì delle vesti lussuose che Francesco rifiutò, preferendo vestirsi con un saio.
Attualmente presso la casa degli Spadalonga sorge una chiesa dedicata a San Francesco.
Svolse il suo servizio a Gubbio presso il lebbrosario locale dedicato a San Lazzaro di Batania, non ebbe mai una fissa dimora e predicava tra le campagne di Gubbio e di Assisi.
Tornato alla sua città di nascita, si dedicò alla preghiera, alla carità, all’elemosina, all’aiuto dei lebbrosi ed è stato esattamente il 24 febbraio del 1208 che nella chiesa di Porziuncola, leggendo il vangelo secondo Matteo, decise di prenderlo alla lettera e di predicare la fede cristiana nel mondo.
Una volta radunati i primi compagni Bernardo di Quintavalle, suo amico d’infanzia, Senso III di Giotto Sensi, Pietro Cattani, Filippo Longo di Atri, frate Egidio, frate Leone, frate Masseo, frate Elia da Cortona, frate Ginepro, Francesco iniziò a portare le sue predicazioni fuori dall’Umbria.
Prima di parlare del rapporto con Papa Innocenzo III e l’approvazione della Chiesa, è necessario evidenziare la differenza tra Francesco e gli altri ordini pauperistici, ovvero che predicavano l’umiltà.
Occorrerà parlare in particolare del movimento ereticale più noto in quel tempo: il catarismo.
I Catari, dal greco i “puri”, facilmente confondibili con i francescani, per i molti punti in comune, avevano una differenza con questi non da poco: mettevano in discussione la gerarchia clericale, credendo che il mondo materiale e terreno sia frutto del male, oggetto di Satana.
Rifiutavano il battesimo d’acqua, il matrimonio e persino l’atto sessuale a fini riproduttivi, in quanto la creazione di nuove vite, era considerata una vittoria del male ed una trappola di carne per lo spirito; per questo motivo praticavano l’auto flagellazione per punire la carne corrotta e peccaminosa.
Queste erano le loro predicazioni che instauravano il terrore tra le persone, tanto che Papa Innocenzo III nel 1209 iniziò una crociata contro di loro.
Francesco contrariamente ai Catari non mise mai in discussione la gerarchia clericale, considerava il mondo terreno una meraviglia del creato e il voto di povertà una scelta personale.
Il Cantico delle Creature può essere quindi definito un manuale di dottrina anti-catara.
Su questa scia nel 1209 Francesco ottenne il riconoscimento del Papa per la creazione del «Ordo fratrum minorum» e leggenda narra che Innocenzo III fece un sogno in cui la basilica lateranense crollava ed era sorretta da un frate umile.
Papa Innocenzo vide così in Francesco l’alternativa umile della Chiesa che ne impediva il declino, tanto che una volta ricevuto, vedendo un frate estremamente umile e determinato, egli provò una certa vergogna.
Da quel momento vennero creati i primi conventi, come la piccola Badia di Santa Maria degli Angeli, sulla pianura del Tescio, in località Porziuncola.
Abbandonata in mezzo ad un bosco di cerri, la badia venne concessa a Francesco e ai suoi frati dall’Abate di San Benedetto del Subasio. L’ordine si estese in Spagna, Francia e Germania e verrà creato l’ordine femminile: delle monache di Santa Chiara.
L’ordine nacque da Chiara Scifi, figlia del nobile Favarone di Offreduccio degli Scifi che fuggita di casa, chiese a Francesco di accoglierla tra i suoi monaci e quest’ultimo acconsentì nel 1211. Chiara venne ospitata presso il monastero benedettino di Bastia Umbra e nel 1218, insieme a Francesco creò la variante femminile dei monaci francescani che poi diventò l’Ordine delle suore di Santa Chiara.
Francesco, aveva persino l’obiettivo di diffondere la parola di Dio nelle terre musulmane ed imbarcatosi ad Ancona, approdò ad Alessandria in Egitto per poi raggiungere la Palestina nel 1219.
Lì era in corso da due anni la quinta crociata e giunto al campo ottenne, non senza difficoltà, dal legato il permesso di vagare da solo, senza armi, con l’intento di diffondere la parola di Dio tra i musulmani. Incontrato e ricevuto dal nipote di Saladino, il sultano Malik-al-Kamil, ebbero un cordiale e lungo colloquio, dove ricevette doni in segno di ammirazione soprattutto per il fatto che fosse il primo cristiano che vedeva disarmato in quelle terre. A raccontarcelo, è il religioso Tommaso da Celano.
Negli anni successivi, Francesco si ammalò al fegato ed agli occhi, perdendo la vista e nel 1226 trovandosi alle sorgenti del Topino presso Nocera Umbra, chiese di essere portato alla Porziuncola per concludere lì la sua vita terrena. Il 3 ottobre di quello stesso anno si spense.
I Miracoli di San Francesco.
Aldilà della vita che ha scelto di condure e i tre principi di Fraternità, Umiltà e Povertà che caratterizzano l’ordine francescano, era noto per i miracoli che l’hanno portato alla successiva santificazione. Non si può parlare di San Francesco d’Assisi senza parlare dei suoi miracoli.
Il primo fra questi, fu il miracolo del lupo di Gubbio ovvero quando, agli inizi della sua vita religiosa presso il lebbrosario, avrebbe ammansito un lupo semplicemente parlandogli.
Secondo altre fonti il cosiddetto “lupo” sarebbe stato un brigante che derubava la gente di Gubbio che Francesco riuscì a calmarlo semplicemente parlandogli, reintegrandolo nella società.
Sotto il capitolo miracoli troviamo anche la comparsa delle stigmate, in seguito ad una visione sul monte della Verna nel 1224, dove oggi sorge il santuario a lui dedicato.
Si dice che avesse sul fianco destro, una ferita che ricorda quella di una lancia; Francesco ha sempre nascosto queste ferite, scoperte solo dopo la morte.
Tra le sue opere, oltre il Cantico delle Creature, vi è la creazione del primo presepe vivente nella notte di Natale del 1223 a Greccio nel Lazio, dando vita alla tradizione natalizia del presepe.
San Francesco d’Assisi è stato canonizzato il 16 luglio 1228 da Papa Gregrorio IX, il santuario di riferimento è la chiesa di San Francesco ad Assisi ed oggi, insieme a Santa Caterina da Siena, è il Santo Patrono d’Italia.
di Vittorio Emanuele Miranda – EmmeReports