“Sono passate alcune settimane dall’inizio del nuovo anno scolastico 2020\21. Ma quest’anno la campanella non è suonata per tutti. In ogni territorio ci si è dovuti organizzare come possibile per rendere gli spazi a disposizione in grado di accogliere gli alunni garantendo le distanze di sicurezza minime anti-Covid. In Sicilia parecchi studenti sono rimasti a casa e seguiranno le lezioni in via telematica. Nella maggior parte degli edifici adibiti a scuole, garantire il rientro in sicurezza per tutti è risultato davvero impossibile” a dichiarlo è Valerio dell’istituto Nautico.
Gli studenti e le studentesse hanno lamentato la carenza di spazi e di personale, strutture fatiscenti e a rischio crollo, bagni senza acqua né porte, infiltrazioni in tetti e pareti, maniglioni antipanico guasti, fili elettrici scoperti, assenza di riscaldamenti.
Tutte problematiche legate al continuo de-finanziamento della scuola pubblica.
“Non vogliamo più scuse. Quest’anno esiste una possibilità concreta di intervento. Con l’arrivo del Coronavirus l’Unione Europea ha istituito il Recovery Fund. Si tratta di un piano da 750 miliardi di euro. All’Italia andranno 208,8 miliardi. Non si è mai vista una tale quantità di soldi come quella messa in campo per lo sviluppo del paese. Ma per noi sviluppo significa riparare ai tagli per decenni operati sulla Sicilia ai danni della scuola” ha continuato Ana del liceo Almeyda.
Pretendono che una una parte consistente del Recovery Fund sia destinata al capitolo istruzione dato che finora si sono sentite solo esternazioni come: «L’obiettivo primario, per quanto riguarda l’istruzione italiana, è quello di diventare sempre piú moderna mettendo al centro la nuova scuola» oppure «Uno dei primi traguardi sará raggiungere la vera rivoluzione digitale. L’obiettivo è la completa transizione digitale della scuola».
La protesta nasce proprio dal fatto che il Governo Conte pare abbia intenzione di destinare i fondi alla digitalizzazione delle scuole tralasciando la messa in sicurezza delle stesse.
“Di messa in sicurezza non se ne parla! Eppure è di questo che le scuole pubbliche a Palermo hanno maggiore necessità. Non ne parla neppure il Comune del capoluogo siciliano che ha annunciato di voler presentare all’Anci e al governo Conte un pacchetto di 64 progetti per un totale di 4,6 miliardi di euro. Una montagna di denaro che verrebbe destinata a tram, piste ciclabili, parcheggi ma anche metropolitana leggera, cimiteri di Ciaculli e il restyling dell’ex Chimica Arenella” ha continuato Nicoletta del liceo Umberto I.
“Vogliamo che vengano inseriti progetti di ristrutturazione degli edifici già attivi e di costruzione di nuove strutture scolastiche in modo da consentire a tutti la piena fruizione – in sicurezza – del diritto allo studio” ha concluso la studentessa Nicoletta.
di Antonio Melita – EmmeReports