In anteprima, ieri pomeriggio, il Sindaco Leoluca Orlando e il Prefetto Giuseppe Forlani hanno ammirato le oltre cento opere dello street artist più famoso al mondo (e dall’identità sconosciuta) divise tra il Loggiato San Bartolomeo e Palazzo Trinacria.
“RITRATTO DI IGNOTO. Un artista chiamato BANKSY” è la prima mostra in Sicilia interamente dedicata a Banksy e vede esposti diversi pezzi originali arrivati in prestito da collezioni private.
“Siamo una città che ha rotto i ponti, i muri, i confini: e in questo senso Banksy è palermitano, chiunque egli sia” ad affermarlo è il sindaco Leoluca Orlando, in qualità di presidente della Fondazione Sant’Elia. “Se Palermo non fosse collegata con il mondo sarebbe finta, se non celebrasse la bellezza sarebbe inutile. Ma attenti, proprio la bellezza è un punto di incontro tra etica ed estetica: se si pensa che sia solo estetica, sarebbe vuota; se si pensa che sia solo etica, sarebbe pesante”.
Il Sindaco e il Prefetto si sono immersi nel mondo ironico e militante dello street artist inglese, accompagnati da due guide di eccezione, due dei tre curatori della mostra: Gianluca Marziani e Stefano Antonelli.
Non presente Acoris Andipa, terzo curatore ed uno dei primi ad accogliere Banksy in una galleria, nel 2006, inserendo alcune sue opere nella mostra “Damien Hirst ei suoi contemporanei”.
“Il mondo dei graffiti e della street art era affascinante, costituito da molte voci una in particolare stava attirando l’attenzione di chiunque fosse disposto a fermarsi ed ascoltare” ha scritto in merito Acoris Andipa.
Parecchie delle opere presenti giungono proprio dalla Andipa Collection.
“Banksy è contenuto e contenitore, forma e scrittura, ha rinunciato al volto ma è conosciuto per il suo nome. E proprio per questo lo sentiamo vicino. Ci ritroviamo nelle sue battaglie, saliamo sulle sue barche, apriamo le sue porte: è un artista 4.0, un passo avanti a noi, ma siamo pronti a seguirlo” ha concluso Leoluca Orlando.
Presente anche il sovrintendente di Fondazione Sant’Elia Antonio Ticali “Banksy usa i muri per abbatterli; sono i muri del capitalismo, del potere, del razzismo, dell’intolleranza, di sonnecchianti politiche in materia di flussi migratori”.
“Invisibile, ignoto, forse inesistente, è più potente di un’arma e va oltre quelli che combatte. Banksy supera l’avanguardia del secolo scorso, concettuale, a volte difficile, spesso elitaria e borghese. La sua arte è di tutti, al punto da divenire il più classico dei contemporanei” conclude così il sovrintendente Ticali.
di Antonio Melita – EmmeReports
(foto Antonio Melita e Francesco Militello Mirto)