Con la mostra ‘RITRATTO DI IGNOTO. L’artista chiamato BANKSY’ da domani a Palermo le opere dell’artista inglese che cela la propria identità e parla al mondo attraverso immagini spesso irriverenti.
L’evento, presentato in due diverse sedi, il Loggiato di San Bartolomeo e Palazzo Trinacria, presenta una vasta antologica delle opere di BANKSY: è una mostra di livello internazionale, realizzata grazie al Comune e alla Città Metropolitana, alla Regione Siciliana e alle fondazioni Sant’Elia e Pietro Barbaro.
Molti dei lavori di BANKSY sono già diventati simboli globali: la sua scelta di realizzare murales su temi di grande attualità e l’alone di ineffabile mistero che si è costruito attorno hanno sicuramente contribuito ad aumentare l’attenzione del pubblico, ma questa efficace strategia di comunicazione nulla toglie al valore intrinseco delle opere.
BANKSY, presumibilmente nato negli anni settanta, ricombina l’immaginario collettivo stravolgendo il normale significato del messaggio e scatenando un corto circuito nella mente dell’osservatore.
È un procedimento tipico della satira, della comicità, una strada già battuta nell’arte dadaista, e successivamente nelle tele di Magritte ma BANKSY porta questa tecnica nei piani alti del dibattito etico. Si rimane affascinati dall’uso di immagini così popolari e semplici usate per interrogarsi sui drammi di un mondo globalizzato: la guerra, il conflitto sociale, l’educazione, l’ambiente, il mercantilismo esasperato. L’intelligenza della sua arte è quella di scovare il senso antropologico del linguaggio figurativo, usando il nostro universo visivo come catalogo di ingredienti da riassemblare.
Nella mostra, curata da Gianluca Marziani, Stefano Antonelli e dalla galleria londinese Acoris Andipa, troviamo diversi lavori che vanno letti nel contesto anglosassone e altri più vicini al nostro mondo figurativo.
Per presentare BANKSY ai lettori di EmmeReports ho scelto tre opere sicuramente capaci di scuotere la nostra coscienza.
Sale Ends Today è una delle immagini meno conosciute di BANKSY: esprime il dolore e usa la nostra tradizione artistica con un gruppo di pie donne che si dispera davanti alla passione del Salvatore. BANKSY, però, sostituisce il supplizio della croce con un banale cartello rosso di fine saldi: è un duro attacco al mondo capitalista e ancor più al consumismo esasperato che ha posto l’apparenza e la capacità di comprare come nuovo valore dominante di affermazione sociale.
Bomb Love, la bambina che, affettuosamente, abbraccia una bomba. BANKSY usa la gioia infantile, lo stringere forte, il senso di protezione che la bimba dà al proprio giocattolo per attaccare l’ipocrisia dell’educazione, capace di seminare nei nostri figli l’indifferenza al dolore altrui, perché giustificato dagli ideali che la guerra dice di tutelare. L’immagine fu pubblicata durante le manifestazioni in Gran Bretagna contro l’intervento militare in Iraq.
Infine Virgin Mary, nota anche come Toxic Mary che riprende una Madonna con Bambino nel tipico stile del Rinascimento italiano. Personalmente credo sia una delle opere più interessanti presenti in mostra. Nonostante la lettura del significato sia controversa fra i critici, rimane evidente la bellezza e la dolcezza del gesto materno che rende sicuramente inconsapevole l’uso avvelenato del latte.
È un’immagine arcaica, di grande madre primigenia che BANKSY ricava da una raffigurazione cristiana, tornando indietro agli albori della nostra civiltà. La donna che è madre come madre è la terra ci alimenta con un frutto venefico, senza colpa. Credo sia un’opera molto adatta a riflettere in questo periodo di pandemia e surriscaldamento globale.
RITRATTO DI IGNOTO. L’artista chiamato BANKSY
a cura di Stefano Antonelli, Gianluca Marziani e Acoris Andipa
Loggiato di San Bartolomeo Via Maqueda 81 e Palazzo Trinacria Via Butera 24
dal 7 ottobre 2020 al 17 gennaio 2021
Orari: da martedì a venerdì dalle 9 alle 20, sabato e Domenica dalle 10 alle20. Ingresso intero 8 euro, ridotto 6 euro, scuole 4 euro.
di Massimiliano Reggiani – EmmeReports