“Aveva una vera e propria passione per la politica. Ricordo che partecipava con entusiasmo alle manifestazioni per la guerra d’Africa e non faceva mistero del suo nazionalismo spinto. Posso dire che sentiva molto decisamente la sua italianità. E diceva sempre che in Istria erano gli sloveni e i croati a essere fuori posto; perché gli italiani abitavano quella terra con più diritti”.
Andreina Bresciani, amica di Norma Cossetto, parlava cosi di lei ed a trascrivere le sue parole è stato Frediano Sessi, autore del libro “Foibe Rosse”.
Quella che sto per narrarvi è una storia breve quanto tragica, resa nota anche grazie al film Red Land (Rosso Istria), uscito nelle sale cinematografiche verso la fine del 2018 con un discreto successo al botteghino, tanto da essere trasmesso in prima serata dalla RAI.
Norma Cossetto nacque a Visinada nei pressi di Pola il 17 maggio del 1920.
Figlia di Giuseppe Cossetto, dirigente locale del PNF, podestà dell’omonima cittadina che nel 1943 aderì alla Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale come ufficiale ed in seguito all’8 settembre del ’43, fu trasferito presso il comando di Trieste.
Spiegare chi era il padre di Norma è fondamentale per comprendere il perché del tragico destino della figlia.
Per quanto Norma avesse sentimenti patriottici e credeva fortemente nella sua italianità, tanto discussa in quelle terre al confine a nord-est della nazione, lei non era altro che una semplice studentessa.
Diplomata al liceo Vittorio Emanuele III di Gorizia, si iscrive alla facoltà di lettere e filosofia di Padova e nel frattempo alterna gli studi universitari con le supplenze scolastiche nei paesi di Pisino e Parenzo. Giunta quasi al termine degli studi universitari, prepara la sua tesi di laurea dal titolo “Istria Rossa”, così chiamata perché la terra d’Istria è ricca di bauxite, un minerale che dona quel colore alla terra.
Il 25 settembre del 1943 Norma viene convocata presso il comando partigiano locale, dove le fu chiesto di aderire alla resistenza Jugoslava.
Norma rifiutò categoricamente e, per questo, venne messa in cella anche se riuscì a liberarsi grazie al carceriere che era un suo conoscente. Fu nuovamente arrestata il giorno dopo e portata presso l’ex caserma della Guardia di Finanza di Parenzo.
Con l’occupazione di Visinada da parte dei tedeschi, i partigiani – nella notte – trasportarono i prigionieri da Parenzo all’ex scuola elementare di Antignana, adibita a prigione.
Lì Norma Cossetto fu soggetta a violenze, abusi ed ogni genere di angheria possibile perché figlia di un comandante fascista; in realtà il vero obiettivo era quello di colpire il padre.
Nella notte tra il 4 ed il 5 di ottobre, fu condotta presso la foiba di Villa Surani e li venne nuovamente sottoposta a violenze sessuali, le recisero i seni e le spezzarono gli arti prima di essere spinta verso la foiba.
A rilevarne il corpo, è stato il maresciallo Hazarich dell’esercito tedesco, in quanto abile speleologo, secondo cui il corpo di Norma è stato il primo ad essere riesumato, in quanto uno degli ultimi ad essere gettato nella foiba.
Ha detto chiaramente di averla ritrovata «con un pezzo di legno ficcato nei genitali» ed in merito al ritrovamento di Norma, più precisamente, scrisse:
“Sceso nella voragine, fui scosso, alla luce violenta della mia lampada, da una visione irreale: stesa per terra con la testa appoggiata su un masso, con le braccia lungo i fianchi, quasi in riposo, nuda, giaceva una giovane donna. Era Norma Cossetto…”.
Su denuncia della sorella Lucia, furono arrestati dai tedeschi 16 partigiani identificati come gli aguzzini di Norma e prima della loro esecuzione, furono costretti a fare la veglia al corpo e tre di questi impazzirono. All’alba furono fucilati.
L’8 maggio 1949, su proposta dell’influente latinista e deputato comunista Concetto Marchesi, già rettore patavino, l’allora rettore dell’Università di Padova, lo storico antico Aldo Ferrabino, e il consiglio della facoltà di Lettere e Filosofia conferirono la laurea ad honoris causa per Norma Cossetto. Lo stesso Marchesi affermò: “Era caduta per l’italianità dell’Istria e meritava più di qualunque altro quel riconoscimento”.
Nel 2005 l’allora presidente della repubblica Carlo Azeglio Ciampi, conferì alla Cossetto la medaglia al valor civile ed in seguito molti comuni del nord-Italia le dedicarono il nomi di biblioteche e edifici comunali.
Il mio personale invito è quello di riflettere sul fatto che per far venire alla luce questa storia, sono passati più di 50 anni.
Una storia “insabbiata” fino a quando è stato possibile farlo.
di Vittorio Emanuele Miranda – EmmeReports