“Prumesse, prumesse mancate, appuntamente fatte e maje mantenute, pe quanta vote sulo t’aggia aspettata, facenno nu milione e telefonate…” intonava Franco Ricciardi in una canzone di successo datata 2014.
Il tema della canzone del cantautore napoletano è quello delle promesse non mantenute e dell’abbandono da parte della propria amata; un po’ come quello che succede con lo ZEN di Palermo.
La promessa mancata, ad esempio, è quella, fatta a dicembre dal sindaco Leoluca Orlando, di riqualificare il giardino concesso all’Associazione San Pio che è presente allo ZEN con la sua bocciofila e con altre attività di volontariato.
A seguito di quella promessa, in data 4 febbraio era stato fatto il sopralluogo da parte della COIME che aveva persino individuato i punti dove fissare la recinzione richiesta per salvaguardare il decoro del giardino.
Quindi, sempre a detta della COIME, l’intervento sarebbe stato “calendarizzato” con un tempo di attesa di circa 20 giorni, arrivando quindi a ridosso della chiusura causata dalla pandemia da Covid19.
Da quel momento però l’Associazione San Pio, nonostante i ripetuti messaggi inviati, non ha ricevuto risposte e il giardino, sprovvisto della recinzione promessa, rimane in uno stato di degrado costante per i rifiuti lasciati da ignoti ogni sera.
Marco Di Blasi, presidente dell’Associazione, tiene conto ovviamente dello stop dovuto al lockdown, ma rimane in attesa di ricevere conferme da parte del Comune o della COIME sulla realizzazione di quei lavori promessi in data 4 febbraio.
“Diventerebbe un luogo per le famiglie dello ZEN che nel quartiere ancora non esiste, una area attrezzata per bambini” afferma Di Blasi che è a capo di 50 persone che quotidianamente, ed in maniera volontaria, costituiscono con la bocciofila un presidio di legalità in un quartiere complesso.
Legalità: una parola ripetuta più volte nell’intervista soprattutto quando si parla degli eventi che hanno caratterizzato nell’ultimo anno l’Associazione nata per volontà di devoti di Padre Pio da Pietralcina.
L’anno scorso, il 24 settembre, la processione del Santo “miracoloso” aveva fatto clamore mediatico per quell’inchino rivolto alla locale Stazione dei Carabinieri che aveva finalmente associato la parola “ZEN”, ma anche la stessa parola “inchino”, a qualcosa di diverso rispetto al sottomettersi alla Mafia.
“Questa volta lo ZEN si è riscattato con una notizia che tutta l’Italia ha potuto vedere: questo non è il quartiere che tutti dicono. Come sappiamo le associazioni sono come le Istituzioni: la Chiesa, la caserma e la Questura. Dobbiamo lavorare tutti insieme se vogliamo cambiare questo quartiere” diceva un anno fa Marco Di Blasi commentando un gesto simbolico ma naturale come quello fatto da persone che vivono per la legalità.
Legalità che di contro è stata messa in discussione ad aprile di quest’anno, quando lo ZEN ritorna nelle cronache nazionali nella sua veste più “tradizionale” e, purtroppo per molti, giornalisticamente più “rassicurante”.
La stessa Associazione, che aveva fatto l’inchino alla Stazione dei Carabinieri dello ZEN2 decide di donare la spesa, autotassandosi tra i 50 pensionati iscritti (la tessera n.51 è quella del sindaco Leoluca Orlando), ad alcuni abitanti di via Luigi Einaudi.
L’Associazione San Pio unicamente ed esclusivamente organizza la raccolta e la distribuzione della spesa, ma al suo interno risultano iscritti Giuseppe e Carmelo Cusimano, fratelli di un noto boss della droga del quartiere, arrestato per associazione mafiosa e spaccio.
I media si affrettano quindi a titolare che “a Palermo, il fratello del boss fa la spesa per lo ZEN” dimenticando, come affermato da una abitante del quartiere, che i politici la spesa o i buoni benzina li consegnano casa per casa durante le loro campagne elettorali e, soprattutto, che la distribuzione era stata organizzata unicamente dall’Associazione al cui interno ci sono anche iscritti con familiari, ad esempio, nelle forze dell’ordine.
Insomma altro clamore mediatico per una Associazione che nello ZEN evidentemente ha proprio la sua croce e la sua delizia.
La croce è quella che viene addossata ad ogni abitante dello ZEN che, ad esempio, se fermato durante un controllo in strada dalle forze dell’ordine riceve di solito il “doppio” delle attenzioni previste.
La croce è quella di dover dimostrare, sin da quando si è bambini, di non essere un “malamente” e da grandi persino di dover giustificare una azione di volontariato come distribuire la spesa per le famiglie più bisognose.
La croce è quella di vivere in un quartiere considerato “pattumiera” dove è consentito scaricare ogni sorta di rifiuto.
La croce è quella di essere invisibili ogni giorno, tranne che in campagna elettorale, quando i politici girano tra i padiglioni facendo quelle “promesse mancate”.
Però ad ogni croce c’è anche una delizia e, ad esempio, proprio l’Associazione San Pio ne vanta una: Rosario.
Rosario è un ragazzo che ha sbagliato nella vita e che, come confermato direttamente da lui, sta adesso pagando senza sconti e con tanta voglia di riscatto.
Rosario è stato affidato all’Associazione San Pio come misura alternativa alla pena detentiva e, al momento, solo il lockdown l’ha tenuto lontano da una bocciofila che rappresenta per lui tanto.
Rappresenta la voglia di essere utile nella legalità, di sentirsi parte di una comunità che lo ha accolto come un fratello e non come uno straniero.
Rosario non è nato qui, ma da questo quartiere vuole rinascere sapendo che dovrà portare tante croci.
Quelle tante croci che portano ogni giorno gli abitanti dello ZEN.
di Antonio Melita – EmmeReports