One Voice Palermo, a Palazzo Sant’Elia ‘I am blooming‘, di Gandolfo Gabriele David. Un’installazione con 11 sculture di pane portate in ostensione dagli studenti della quinta F del Liceo Classico Vittorio Emanuele II per il laboratorio annuale Gravitas, che promuove un dialogo fra gli allievi e la città. Le sculture, una volta posizionate, formano l’incipit di una poesia del persiano Jalal Ad-Din Rumi, vissuto nel XII secolo.
Il testo, nella sua traduzione inglese, inizia così: ‘I am blooming from the wound where I once bled’ cioè ‘Fiorisco dalla ferita che prima sanguinava’.
Tornare alle radici dell’umanità attraverso gesti e bisogni primari: il rifugio, l’accoglienza, il lavoro collettivo. Cosa ci racconta il mondo del pane?
Lo abbiamo visto durante le prime settimane di confinamento: c’è stata un’incredibile riscoperta della panificazione domestica che assecondava il bisogno ancestrale di tornare alla civiltà del pane, luogo mitico e storico delle nostre origini che, sino a qualche anno addietro, nascondevamo come qualcosa di cui vergognarci. Oggi, invece, significa consapevolezza di cosa si può recuperare da quel passato e tutta l’attenzione verso una alimentazione sana, la riscoperta di grani antichi e il panificare con lievito madre. Alla civiltà del pane si connettono quei temi come il rifugio, l’accoglienza, il lavoro collettivo che sono da sempre il cardine di tanti miei progetti partecipativi e in particolare di un dispositivo artistico a cui lavoro da anni: La Casa del Pane.
Me lo può descrivere?
E’ un progetto che fa incontrare attorno a un tavolo, preparando e condividendo il pane, mondi e culture diverse, avvicinate da un’esperienza artistica e umana. Un dispositivo che è nato nei centri di accoglienza siciliani, in particolare a Salemi, città che celebra la festa di San Giuseppe con sontuosi altari di pane scolpito, di cui subisco un’incredibile fascinazione. Durante le settimane di confinamento per la pandemia ho trasferito La Casa del Pane sul web, realizzando un’opera di Net Art, in cui ho invitato le persone a realizzare simboli tramite la panificazione, poi presentati coralmente all’interno di una specifica pagina Instagram.
Il pane modifica il nostro modo di essere?
Impastare il pane non è solo sacro ma è magico. Ho imparato che impastare attiva dei forti processi psichici e aiuta a spostare l’attenzione dal singolare al collettivo. Succede, come ho potuto sperimentare nei tanti laboratori fatti per La Casa Del Pane, che impastando si mettono in moto energie, si riattivano memorie profonde, affiorano ricordi ed emozioni; sono tutti elementi che ci portano alla costruzione di una dimensione collettiva. Si attiva, infatti, un processo codificato da pedagogisti che possiamo sintetizzare in tre fasi: interno-interno, poi quando si avvia la condivisione interno-esterno ed infine esterno-esterno.
Parliamo ora di ‘I Am Blooming’.
Una lettera da sola non compone una frase; solo con l’accostamento delle lettere abbiamo frasi di senso compiuto. Gli esseri umani sono come le lettere dell’alfabeto: ogni singolarità trova compimento nella relazione, nell’entrare in gioco con gli altri, nel fare un gioco di squadra. La metafora della combinazione delle lettere dell’alfabeto sottolinea l’essere sociale dell’uomo, l’imprescindibile dimensione collettiva e l’importanza che questa acquista anche nella gestione della pandemia.
Prima di formare il verso del poeta Jalal Ad-Din Rumi ogni lettera viene portata in ostensione. Perché?
Volevo andare alle radici della cultura mediterranea, ai suoi riti più antichi legati ai cicli delle stagioni, condividendo un rito che afferma tutta la dimensione sacrale, nel senso più ampio, che l’uomo assegna da tempi immemorabili al pane. I giovani performer hanno attraversato diversi luoghi della città, luoghi spesso degradati e sporchi come la costa di Romagnolo o altre parti del tessuto urbano che sono abbandonate e piene di rifiuti; i performer, ostendendo i pani, compiono un vero e proprio rito di purificazione e rinascita delle persone e dei luoghi (http://gandolfogabrieledavid.it/photo-portfolio/i-am-blooming/).
La civiltà del pane è nei ricordi della sua infanzia?
Il pane in Sicilia rimane al centro di molte ricorrenze, scandisce il tempo, segna le tappe fondamentali dell’uomo: nascita, vita e morte. Il pane lega l’uomo alla terra, alla natura. A Polizzi Generosa, dove sono nato, ricordo le grandi tavolate traboccanti di piccoli pani, montagne di pane delle feste. Da qualche parte nei miei album di foto ce ne deve essere una di me bambino scattata durante una festa: ho in mano un pane benedetto e sono vicino a un tavolo lunghissimo che è stracolmo di questi piccoli pani votivi.
Come si realizzano le sculture di pane?
La preparazione dell’impasto è molto semplice: serve della buona farina di grano duro e acqua, con un pizzico di sale. Niente lievito perché farebbe aumentare di volume l’impasto, alterando le forme. Ci siamo ispirati ai pani di Salemi, creando una variante che costruisce un lettering più attuale. I modi di scolpire derivano però dalla tradizione e dalle sue tecniche: arrotolare la pasta a forma di fiore, trattare la superficie con forbici per ottenere una sequenza di spine, picchettare, sfilettare i contorni.
Che significato hanno le rose sulla superficie delle lettere?
Le rose sono una nota di carattere politico, un rimando esplicito alle rivendicazioni operaie del secolo scorso tra cui il famoso sciopero dei lavoratori dell’industria tessile nel Massachussets: prese il nome di sciopero del pane e delle rose (bread and roses). Le rose di ‘I Am Blooming’ sono una presa di posizione in difesa del mondo dei lavoratori dell’arte e della cultura, di cui faccio parte; siamo diventati la classe operaia del XXI secolo, privi di diritti; ma i fiori, come le rose, hanno bisogno di essere coltivati e nutriti. In Italia, purtroppo, manca il tanto auspicato New Deal per la cultura.
È importante ripensare la relazione fra uomo e ambiente?
Non è un caso che One Voice abbia scelto questa performance così legata ad antiche ritualità contadine che sono intimamente legate ai processi naturali. La pandemia ha evidenziato molte tematiche e fragilità, ma il cui nucleo resta sempre il rapporto dell’uomo con il pianeta, il modo in cui noi ci approcciamo alla Terra.
One Voice Palermo, Palazzo Sant’Elia, Via Maqueda 81
Aperta fino al 30 settembre 2020
dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 17.30. Ingresso libero
di Massimiliano Reggiani – EmmeReports