One Voice Palermo, a Palazzo Sant’Elia, presenta ‘Bubbles’, le bolle, di Nicola Pucci. Sono opere ad olio, realizzate in gran parte su lastra di rame con l’uso sapiente delle tecniche colte e classiche del dipinto di figura.
L’artista è attento al disagio sociale come il mentore Bruno Caruso, ma non così diretto; preciso e dettagliato come vuole la sua formazione grafica, ma capace di sgretolare e far soffrire la propria opera per darle una voce accorata e vibrante. Pucci guarda senza giudicare l’aggrovigliato mondo degli uomini, cercando di catturare e fissarne l’energia nascosta; nella propria ricerca pittorica partì dal volto, per passare poi agli sguardi che interagiscono, ai corpi e infine a libere associazioni di corpi, creando ogni volta realtà mai viste.
Ora per One Voice si concentra sull’aria: questa ricerca è una figlia dell’epidemia?
In realtà dipinsi la mia prima ‘Bolla’ ben prima della pandemia di quest’anno; era nata, come tutti i miei lavori, da un’associazione fra elementi presi da contesti improbabili. In questo periodo di lockdown, in cui ci siamo trovati improvvisamente privi di cose per noi scontate, quella ‘Bolla’ mi ha dato spunto per ulteriori riflessioni sui bisogni primari, tra cui l’aria.
Parliamo quindi di aria e soprattutto di ossigeno, lei ha deciso di usare come supporto di diverse opere, invece della tela, lastre di rame. Perché?
Il rame e la sua capacità di ossidarsi aggiungono a questo processo artistico il dialogo alchemico di combinazione con l’aria; questo rende ancora più imprevedibile e incantevole il risultato perché, in parte, l’opera si sviluppa autonomamente.
Quale valore assume l’aria, che mette in relazione le figure protagoniste?
L’aria diventa un elemento prezioso, e prende forma in queste bolle, dove le persone condividono momenti altrettanto preziosi. Ho voluto immaginarla quasi come se noi stessi fossimo capaci di crearla, pura e portatrice di energia positiva. Mi ha sempre interessato lavorare oltre la pura rappresentazione della realtà, scardinandone le leggi sia fisiche che descrittive.
Nei vari dipinti della serie ‘Bubbles’ l’aria assume significati diversi?
Sì, perché l’aria contenuta nella bolla ha un ruolo preponderante, ora avvolge qualcuno, ora investe dolcemente qualcun altro mentre in altri casi assorbe un urto; l’aria è sempre presente, come l’energia che noi stessi sprigioniamo, non ho fatto altro che esaltarla e darle una forma.
Lei definì il suo gesto che torna sul dipinto realistico per modificarlo, un gesto isterico. Come nascono le sue opere?
Ogni mio quadro è un modo per dar sfogo a ragione e istinto, un dialogo acceso tra questi poli opposti. Cerco di dar vita al mio mondo interiore, è impossibile riuscirci del tutto ma basta per riossigenare lo spirito. Riprendere il dialogo con la parte inconscia per continuare a cercare, essere capace di provare stupore diventa una vera e propria rinascita.
Tecnicamente il mio metodo di lavoro è lento e stratificato, poi iniziano varie fasi in cui sporco, distorco e corrodo i confini delle forme, aggiungendo e togliendo materia con gesti rapidi. Questi ultimi sono i momenti che mi permettono di dialogare con la mia parte impulsiva e spirituale, di raggiungere l’equilibrio fra razionalità ed emozione.
I corpi che vediamo raffigurati non sono personaggi di storie, ma fondamentalmente dei ruoli antropologici o degli stadi della vita. La sua arte ha un’impronta esistenzialista?
I protagonisti dei miei quadri sono frutto di una mia ricerca nata dall’osservazione dell’ uomo e del mondo circostante. Fin da piccolo mi sono nutrito in questo senso: l’Esistenzialismo, il Surrealismo, il Teatro dell’assurdo ed autori come Eugène Ionesco, Fernando Arrabal, Roland Topor sono stati in molti casi fari illuminanti.
Cosa mostrano all’osservatore le sue opere della serie ‘Bubbles’?
La fragilità dell’uomo, che abbiamo ogni giorno davanti ai nostri occhi, ma spesso le cose capitano agli altri e dopo poco ce ne dimentichiamo. Questo periodo di pandemia, invece, ci ha messo tutti nella stessa condizione: ognuno l’ha toccata con mano. Mi auguro che questo periodo buio diventi lo spunto per riflettere davvero sul concetto di vita e farci apprezzare le cose che troppo spesso diamo per scontate.
Come lega la sua arte a One Voice?
One Voice, sottolineando l’importanza della collettività e delle conseguenze che questa ha sulla Terra, ha dato a noi artisti una grande occasione per riflettere e condividere. Ci insegna ad essere uniti, per diffondere l’arte e vedere le cose da altre prospettive, per costruire un mondo migliore.
One Voice Palermo, Palazzo Sant’Elia, Via Maqueda 81
Aperta fino al 30 settembre 2020, dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 17.30
Ingresso libero
di Massimiliano Reggiani – EmmeReports