Si inaugura stasera a Palazzo Sant’Elia One Voice a Palermo, il Festival Internazionale outdoor di arte pubblica creato dalla Fondazione peruviana Fugaz Arte De Convivir e dalla statunitense Mana Contemporary di Eugene Lemay.
Dopo la presentazione allo Sperone avvenuta il 14 settembre dell’opera di Igor Scalisi Palminteri ‘Io sono te’, la creazione di un altro artista si affaccia già da oggi sulla città.
Prorompe verso lo spazio pubblico dal sontuoso portale del Palazzo affacciato su Via Maqueda un vorticoso intreccio di simboli e colori: è ‘DNA of Nations’ del palermitano Max Serradifalco, uno fra i primi artisti a livello mondiale ad aver realizzato reportage fotografici con il solo utilizzo delle mappe satellitari.
Nel 2011 ha elaborato il progetto Web Landscape Photography viaggiando virtualmente per tutto il nostro pianeta alla ricerca di un nuovo modo di osservare e reinterpretare i paesaggi della Terra. Adesso, in un momento di drammatica crisi ambientale e di impotenza di fronte alla pandemia Max Serradifalco ci affascina con questa nuova creazione. Cerchiamo con l’aiuto dell’artista di comprenderne appieno il significato.
L’elica del DNA e le bandiere sono entrambi simboli, dell’uomo e degli stati. Ritiene sia negativo per l’umanità esprimersi attraverso confini?
No, ma il ‘grande egoismo planetario’ sta tentando di sottomettere l’umanità al servizio di pochi, mettendo in crisi le democrazie e svilendo la libertà di pensiero. Con l’opera ‘DNA of Nations’ voglio invece raccontare come l’umanità sia il risultato di un’alchimia biologica straordinaria, che ha saputo generare bellezza e ricchezza culturale proprio dall’incontro tra i popoli. Nel 2020 non si possono più accettare decisioni egoistiche ai danni di una Terra già gravemente avvelenata.
Che significato dare a questa Terra tagliata e divisa per formare bandiere?
Le opere inserite nell’installazione fanno parte della serie “Earth Flags” e sono un collage di paesaggi fotografati dalla prospettiva satellitare. Scelgo i colori per comporre le bandiere così come un pittore utilizzerebbe la propria tavolozza; a volte inserisco anche significati geopolitici. Dunque non per dividere, bensì unire differenti terre sotto l’identità di una nazione, per sottolineare che dovremmo essere considerati abitanti della Terra, prima di essere cittadini di una nazione.
La sua opera ci mostra una via d’uscita dalla crisi o fotografa semplicemente lo stato di fatto?
Poco importa se suddivisa in 196 Stati sovrani: la Terra è una. Lo hanno mostrato gli astronauti dalla Stazione Spaziale Europea e lo ha dimostrato recentemente la pandemia. Di conseguenza, presa consapevolezza che la Terra non tiene conto dei nostri confini, dovremmo iniziare ad affrontare seriamente alcune tematiche, quelle ambientali in primis, in unità per il bene comune. Da decenni ricercatori da tutto il mondo avvisano di come il nostro stile di vita insostenibile ci stia conducendo velocemente verso la fine di un ciclo di vita del pianeta che ci ospita; le conseguenze di una grande crisi climatica sarebbero incalcolabili per l’umanità!
Nella sua opera le persone non lasciano tracce evidenti perché rappresentati attraverso le nazioni: quale ruolo riconoscere all’individuo nel mondo contemporaneo?
Abbiamo un grande potere individuale e tante volte neppure ce ne accorgiamo. Aspettiamo forse che qualcuno venga a dirci cosa fare? Con internet è davvero possibile iniziare una rivoluzione mentre ce ne stiamo comodamente seduti davanti al computer! Vi porto un esempio personale… recentemente ho deciso di lanciare sul web una piattaforma www.friendsfortheearth.com con l’ambiziosa missione di radunare tutti i protagonisti della green economy mondiale, questo al fine di accelerare il processo ecologico iniziato.
Come lega la sua opera a One Voice?
One Voice è un progetto straordinario, se ne sentiva la necessità in un periodo in cui tutti stiamo provando a mettere in campo le nostre migliori idee per ripartire. L’opera ‘DNA of Nations’ vuole certamente indicare una via da intraprendere per la sostenibilità ambientale. L’abbiamo collocata all’ingresso di palazzo Sant’Elia per dare un senso di dialogo tra le istituzioni e la città. Palermo dovrà certamente puntare sull’arte e la cultura in generale se vorrà confermare uno status positivo di città multietnica.
One Voice Palermo, Palazzo Sant’Elia, Via Maqueda 81
inaugurazione 16 settembre 2020 ore 19
Aperta fino al 30 settembre 2020 dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 17.30
entrata libera.
di Massimiliano Reggiani – EmmeReports