Ida Carmina, avvocato e docente di diritto, sposata e madre di due figli, alla sua prima esperienza politica attiva, impegnata nel sociale e, dal 2016, sindaco di Porto Empedocle.
Prima il Covid19 adesso la questione dei migranti, non c’è pace per Porto Empedocle?
Prendiamo ad esempio i ristoratori che provenivano da una situazione economica molto difficile causata dai mesi del lockdown. Iniziata la fase 2, con molta fatica e con l’impiego, a volte , dei pochi risparmi rimasti sono riusciti a riaprire in sicurezza. E subito dopo c’è stato il problema-migranti.
Diciamolo pure i migranti sono diventati un problema?
Attenzione non è una questione di razzismo. Abbiamo gestito 180mila sbarchi nel 2016, nel periodo in cui ero stata da poco eletta, quindi il problema non è l’immigrazione, ma l’emergenza sanitaria.
Credo che non si possa affrontare il fenomeno migratorio in tempi di emergenza sanitaria con le stesse coordinate che in tempi normali.
Il 14 marzo di quest’anno, in pieno lockdown, 128 migranti furono mandati a Porto Empedocle in una struttura non adeguata e, alle prime fughe, la situazione divenne difficile da gestire con i miei concittadini chiusi invece nelle proprie abitazioni.
Non si può dire che non abbiate sollevato la questione.
Sono stata “ascoltata” anche dalla commissione Schengen (22 aprile 2020) alla quale ho ancora una volta richiesto l’applicazione di criteri più equi di distribuzione dei migranti, tenendo conto – ad esempio – della densità della popolazione.
Credo che sia diverso il peso che possa sopportare, in termini di distanziamento sociale, Porto Empedocle che ha 700 abitanti per chilometro quadrato rispetto ad Agrigento che ne ha 240.
Chiesi anche la presenza delle navi-quarantena nei porti dove avvenivano gli sbarchi. Assurdo che ci fosse una nave a Palermo e non da noi, sempre assurdo che ci fosse a Porto Empedocle e non direttamente a Lampedusa dove avvenivano gli sbarchi.
Una situazione complessa quella della nave-quarantena che vi ha anche creato qualche problema.
Partiamo dal fatto che: “Porto Empedocle è lo specchio riflesso di Lampedusa”. C’è un collegamento non solo turistico tra Porto Empedocle e Lampedusa, non è solo questione di traghetto anche se ho sollevato perplessità sulla gestione dei trasporti dei migranti.
Non è difficile immaginare lo stato di ansia e preoccupazione che possa avere un turista che debba utilizzare, insieme alla famiglia, lo stesso traghetto utilizzato da migranti “potenzialmente” positivi al Covid19.
Per questi motivi mi sono dichiarata da subito contraria all’utilizzo promiscuo dei traghetti preferendo le navi-quarantena.
Navi quarantena che sono poi arrivate, problema risolto?
Assolutamente no, la domanda è sempre la stessa: perché tutti qui da noi? Non sono sbarchi diciamo “naturali” ma volutamente portati qui da ONG, come ad esempio la Ocean Viking, e con i traghetti da Lampedusa.
Come la Moby Zaza che vi ha creato non pochi problemi di immagine?
La notizia della Moby Zaza a Porto Empedocle è stata data dai media in maniera imprecisa, non vera. Quei titoloni con il bollino rosso come se tutta Porto Empedocle fosse diventata una zona rossa… Come dire che un ospedale viene considerato zona rossa e la Moby Zaza era attrezzata più o meno come un nosocomio, c’erano anche i medici della Croce Rossa.
Non so come si arrivò a passare una notizia priva di fondamento, ricordo che mi fu permesso di chiarire, spiegando in realtà cosa stava succedendo qui da noi, ma oramai il danno era stato già fatto. Ricordo che i ristoratori ricevettero in quelle ora centinaia di disdette di prenotazioni.
Era divenuta, quindi, una situazione insostenibile.
Fu allora che esplosi, fu allora che dissi: “Invece di fare i radical chic da Roma, seduti sui loro comodi scranni, vengano qui a capire e a vedere la situazione disastrosa”.
Era un chiaro segnale di protesta ma anche l’ennesima richiesta di aiuto per un territorio che stava sopportando da solo il peso dell’emergenza migratoria associata a quella sanitaria.
Porto Empedocle è l’estrema periferia dell’impero italico (ride), per ogni sbarco ero presente e agli inizi erano quasi tutti senza mascherine, ammassati tra loro. Ricordo che nel giorno dello sbarco della Sea Watch, stavo andando alla Messa delle 9, e ricevetti la telefonata di un funzionario della Prefettura che mi anticipava lo sbarco di un cargo che era stato respinto da vari porti non ritenuti sicuri.
Domandai come sarebbe avvenuto lo sbarco e mi fu data rassicurazione del trasbordo in mare.
Cosa che puntualmente non avvenne?
Esatto, mi dissero poi che sarebbe avvenuto via terra, con dei pullman usati per portare da una nave all’altra i migranti. Pensate il rischio visto che a guidare quei mezzi poteva essere gente del luogo, che veniva a contatto con persone potenzialmente infette. Mi spiegarono che le condizioni del mare non rendevano semplice il trasbordo in rada. Peccato che a Palermo ad aprile avevano fatto queste stesse operazioni a largo proprio in quanto i porti non erano stati dichiarati sicuri dal governo.
Mi ripeto solo Porto Empedocle è sicuro?
Altra questione, l’hot spot non garantisce condizioni sanitarie e di sicurezza adeguate?
Precisiamo che non si tratta di un hot spot, ma di un hub che può contenere 80/100 persone e dovrebbe essere utilizzato per i controlli iniziali.
Ed invece?
Ed invece è stato utilizzato per trattenere i migranti anche 24 ore, in condizioni veramente disumane: non c’è un materasso, gli impianti di areazione non sono adeguati. Quando sono arrivati 380 migranti ho visto le porte chiuse, persone senza mascherine, tutti ammassati tra loro. Un vero e proprio forno, a rischio soffocamento.
Quali sono allora le sue richieste?
Vorrei sapere delle migliaia di migranti arrivati sino ad ora in Italia quanti ne siano passati dal nostro porto e quanti negli altri porti italiani? Ci vuole una equa ripartizione degli sbarchi. Io sono per i ponti aerei da Lampedusa e per una missione militare di pace che gestisca adeguatamente il fenomeno migratorio garantendo la sicurezza sanitaria.
di Antonio Melita e Francesco Militello Mirto – EmmeReports