A ventotto anni dalla strage di via D’Amelio, il “Forum 19 luglio” e la “Comunità 92” hanno ricordato il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della scorta uccisi dalla mafia, nel luogo in cui avvenne il brutale attentato.
Il motto scelto l’edizione di quest’anno è “La mafia non si scarcera”, per contestare i provvedimenti che hanno permesso ad alcuni esponenti della criminalità organizzata di uscire dal carcere.
Tantissime le fiaccole per ribadire che Paolo vive, con le sue idee, i suoi valori, le sue battaglie.
Presenti l’on. Carolina Varchi di Fratelli d’Italia, l’europarlamentare della Lega Francesca Donato, il capogruppo della Lega al Consiglio Comunale Igor Gelarda, il commissario provinciale della Lega Alessandro Anello, gli assessori del Governo regionale Alberto Samonà e Ruggero Razza, esponenti di Forza Italia, CasaPound Italia, Audaces, oltre a comuni cittadini.
“Ricordare il sacrificio di Paolo Borsellino è un dovere morale per tutti, per la destra palermitana e siciliana lo è sempre stato e come ogni anno siamo qui, perché la presenza è importante, ma lo è ancor di più declinare ogni giorno, nella nostra attività politica, gli insegnamenti che lui ha lasciato” ad affermarlo è l’on. Carolina Varchi di Fratelli d’Italia.
“Anche grazie a quel fortissimo tributo di sangue che purtroppo è stato pagato, a Palermo si è registrata una svolta, una rivoluzione delle coscienze di intere generazioni che hanno capito che con la Mafia non si doveva scendere a patti” ha concluso il deputato nazionale.
“Non potevamo non essere presenti, per ricordare il sacrificio di Paolo Borsellino e degli uomini della scorta in quel 19 luglio di 28 anni fa. Siamo qui per contestare i provvedimenti del ministro della Giustizia Bonafede che hanno portato alla scarcerazione di boss mafiosi” afferma la coordinatrice della Lega Giovani, Elisabetta Luparello.
“Noi giovani della Lega, da Palermitani e siciliani, ricordiamo l’impegno di Falcone e Borsellino per contrastare la mafia” continua Elisabetta Luparello “Io, come tanti altri giovani, studio giurisprudenza e posso dirvi che è anche per merito loro, perché mi rivedo in quei principi di legalità”.
di Antonio Melita e Francesco Militello Mirto