Al Real Teatro Santa Cecilia di Palermo sono saliti sul palco la memoria e il ricordo, a pochi giorni dall’anniversario della strage di via D’Amelio, in cui persero la vita, il 19 luglio 1992, il magistrato Paolo Borsellino insieme ai cinque agenti della scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
La Fondazione the Brass Group ha messo in scena lo spettacolo “Siamo a Mare – Parole e Musica“, che prende spunto da un testo di Marcello Alessandra: “Credo che ognuno debba raccontare quello che sente, questo è soltanto la penna che scrive con il cuore che detta. Mi è venuta così semplice raccontare la mia Palermo per come l’ho vissuta, per come mi sono emozionato, spaventato e preoccupato”.
“Ho vissuto in una famiglia di militari, tra le divise, questo è sempre stato il mio mondo, quindi quando ero giovane veder morie dei militari per mano della mafia, mi faceva stare male” ha affermato Marcello Alessandra “dispiace che molti giovani siano poco sensibili a tutto questo o non riescano a partecipare a queste iniziative, perché credo che lo spettacolo sia totalmente per loro. È la memoria di una Palermo che c’è stata e dalla quale si riparte per cambiare”.
Lo spettacolo è stato un racconto emozionante della città di Palermo e dei suoi eroi caduti per mano della mafia, ripercorrendo eventi dolorosi e drammatici che hanno segnato la nostra terra e la gioventù di molti di noi.
Sul palco a leggere e a suscitare non poche emozioni tra il pubblico presente, Marcello Alessandra e la giornalista Rosanna Minafò, accompagnati da musica di alto livello, come ci ha abituati il the Brass Group, eseguita da docenti della Scuola Popolare di Musica del Brass, ovvero da Fabio Lannino (basso), Umberto Porcaro (chitarra), Giuseppe Preiti (piano), Ciccio Foresta (batteria), Walter Nicosia (voce solista) e gli allievi della Scuola Popolare, Eleonora Pampillonia, Rossella Palermo, Silvia Caruso, Ezio e Sofia Tripiano (vocalists).
Durante la serata sono stati ricordati tutti coloro che hanno segnato la nostra vita, non solo con la loro tragica morte, ma, soprattutto, con i valori di legalità e giustizia che hanno lasciato, Don Pino Puglisi, Mario Francese, Piersanti Mattarella, Rocco Chinnici, Claudio Domino, Carlo Alberto dalla Chiesa, Giovanni Falcone, Libero Grassi, Emanuela Loi, Paolo Borsellino.
“Ritengo sia molto importante che non siano solo i familiari o le associazioni a portare avanti la memoria dei caduti, ma che lo facciano anche altri, perché la storia e la vita di uomini come Paolo Borsellino appartiene a tutti, dunque è fondamentale che tutti sappiano e ricordino. Mi sento felice di avere avuto la possibilità di riportare attraverso la mia voce, le parole di una persona a me cara nonostante non l’abbia mai conosciuta, che però durante la mia infanzia ne ho sempre sentito parlare e ho avuto la possibilità di conoscerla attraverso i racconti di altri” ha detto Valentina Corrao, nipote di Rita e Paolo Borsellino.
“Portare avanti quanto altri hanno fatto prima di me, mi emoziona molto, proprio come un passaggio di testimone, cosa che serve alla città, ai cittadini di oggi e di domani. Trovo molto interessante questo spettacolo perché racconta varie storie e vite che ammetto di non conoscerle tutte, cosa che mi dispiace. Sono contenta di vedere che c’è gente che ha voglia di condividere, senta l’esigenza di scoprire, conoscere e di continuare a mantenere vivo il ricordo e la memoria” ha continuato Valentina.
Sul palco del Brass, dopo la giovane nipote di Rita Borsellino, è salita anche la nipote di Mario Francese, giornalista, anche lui ucciso dalla mafia. “L’emozione è fortissima perché nelle parole di mio padre traspare tutto il dolore e la commozione per la parola “papà”, che noi tutti diciamo ogni giorno, dandola per scontata e che invece lascia un vuoto incolmabile quando non riesci a dirla” ha detto Silvia Francese.
“Per mio padre che ha scritto nella poesia “40 anni senza te”, questa parola ha un peso che racconta tantissime cose, 40 anni senza poterlo guardare negli occhi, senza poterne sentire la risata, senza poterlo chiamare, senza potergli raccontare i successi o i dolori della sua vita. Per me portare tutto questo sul palco, da figlia diventata donna e mamma, mi fa capire ancora di più il significato di questa poesia” ha spiegato Silvia.
“Mi sono resa conto di non avere mai conosciuto mio nonno Mario, quando ho sentito una sua intervista dove aveva una cadenza siracusana così forte che mi ha scioccata e mi ha fatto capire di non conoscerlo veramente, anche se grazie ai racconti di mio padre lui era presente in ogni cosa, in ogni compleanno, in ogni aneddoto. La sua assenza è stata una fortissima presenza e mi è mancato, da adulta, perché mi rendevo conto di non poterlo abbracciare, ma mio padre me lo aveva fatto vivere con i suoi racconti, talmente con tanta forza da non sentirne la mancanza. Anzi ne ho sentito la forza e l’orgoglio per ciò che aveva fatto in vita” ha continuato Silvia Francese.
“Seguo questo spettacolo da diverso tempo e mi emoziona sempre, perché racconta la storia dei nostri eroi, dei nostri bambini, di gente immolata senza pietà. Ascoltare le parole, i testi di questo spettacolo mi emoziona sempre”. Ha detto Graziella Accatta, mamma del piccolo Claudio Domino, anch’esso barbaramente ucciso dalla mafia.
Tra gli ospiti dell’evento organizzato al Real Teatro Santa Cecilia, il sindaco Leoluca Orlando visibilmente emozionato e commosso “Posso dire che ho pianto e sto bene. Un modo migliore per costruire un domani e non dimenticare il passato. Non dimenticare storie e vite di persone che ci hanno consentito oggi di immaginare diversa e migliore la nostra città. Palermo è sempre stata bellissima, ma noi palermitani lo avevamo dimenticato. Credo che il sacrificio che abbiamo ricordato è un modo per ricordare a noi che Palermo è bellissima”.
Presente a ricordare i colleghi caduti nella guerra alla mafia, anche il Questore di Palermo Renato Cortese: “Belle riflessioni, incrociando una bella immagine della città di Palermo, con un dovere della memoria dei tanti eroi che hanno sacrificato la loro vita per il nostro futuro. Veramente belle parole, bei testi. Sono davvero contento che ci sia questa esigenza di legare la cultura alla legalità. Contenuti che lasciano ben sperare per il futuro. Assolutamente una bella serata, una bella emozione. Avvicinandoci al 19 luglio non c’era emozione più importante che dedicare ai nostri ragazzi caduti queste bellissime emozioni”.
di Francesco Militello Mirto – EmmeReports