Anna Zizzo, avvocato 36enne, nata a Monza da madre napoletana e padre originario di Aspra, quindi “bagherese” di adozione: è stata la donna più votata, nella lista della Lega per Salvini Premier, alle scorse elezioni comunali di Bagheria.
All’indomani dell’elezioni, la neo-consigliera del Carroccio dichiarava “Sono soddisfatta del grande risultato e per prima cosa ringrazio ogni singolo elettore ed elettrice che hanno creduto in me. È la prima volta che mi misuro in una competizione elettorale, che ho condotto in maniera leale e coerente con gli obiettivi della coalizione…”.
Una sorta di manifesto politico personale, quello racchiuso nelle dichiarazioni della neo-eletta Anna Zizzo che l’ha portata, qualche mese dopo, fuori dal partito di Matteo Salvini per aver contestato la linea “autoritaria” del livello provinciale.
Ritorniamo a quell’aprile del 2019, il 25 aprile sul palco con Matteo Salvini e tre giorni all’interno del consiglio comunale: eletta all’esordio in politica, che può dirci?
Posso dire che è stato un gran bel risultato! 419 preferenze sono tante considerando che ho potuto contare sull’apporto degli amici e su quel “porta a porta” da vecchi tempi che mi ha fatto conoscere ai cittadini. La Lega, al Sud, sconta ancora quell’accostamento al partito di Bossi che penalizza chi, come me, vuole fare una politica legata al territorio e non su grandi temi che risulterebbero fuori contesto.
Intende dire che non si “vedeva” nelle parole d’ordine della Lega sull’immigrazione, sulle questioni economiche o altro?
Non dico questo. Dico semplicemente che ai bagheresi difficilmente importavano le questioni dell’immigrazione su larga scala o quelle economiche sul MES. Non è stato semplice spiegare che, nonostante i tantissimi haters che la Lega si porta dietro, Anna Zizzo chiedeva il consenso per portare avanti le tematiche del territorio, per lo sviluppo della città.
Mettiamoci pure che erano le prime elezioni a Bagheria, dove si presentava la Lega, e capirete quanto ho dovuto faticare per questa affermazione elettorale.
Una affermazione riconosciuta da tutti sia a livello locale che regionale, ma dopo qualche mese succede qualcosa.
Succede che, nonostante fossi la capogruppo della Lega al Consiglio Comunale di Bagheria, appresi solamente dalla stampa la nuova nomina del coordinatore cittadino.
Il 33enne Valerio Puleo invece che lei?
Voglio sgomberare il campo da qualsiasi dubbio. Sia allora che adesso, la mia protesta non era legata al nome, quindi al merito, ma ad un metodo “autoritario” e poco dialogante che avrei continuato a vedere da Novembre in poi.
L’esclusione, mia e dell’altro consigliere eletto Michele Rizzo, da qualsiasi forma di dialogo e confronto, l’ho ritenuta sin da subito una “anomalia” che andava denunciata. E questo abbiamo fatto in 12 ma con trattamenti diversi, a riprova della gestione “centralizzata” del partito in Sicilia.
Leggo testualmente: “Abbiamo aderito, votato e fatto votare la Lega per cambiare le logiche del potere, non per vedere riaffermato quel sistema figlio di una politica parassitaria fatta di interessi personali”. Un po’ forte come dichiarazione, qualche rammarico?
Sicuramente avremmo dovuto agire “meno di istinto”, ma per noi la posta in palio era altissima: la credibilità del partito a livello territoriale. Abbiamo anche tentato di ricucire, chiamando l’intervento del commissario regionale Stefano Candiani, del resto come amo dire: “Un padre non uccide mai i propri figli, anche se questi possono sbagliare”.
Ed invece anche il commissario regionale Candiani vi ha ucciso alla fine?
In un primo momento Stefano Candiani ha semplicemente ratificato il provvedimento di espulsione a 3 dei 12 firmatari di quella lettera veicolata attraverso alcune testate locali.
Anche qui a fronte di 12 firmatari soltanto io, Michele Rizzo e Andrea Aiello siamo stati espulsi, mentre gli altri solamente sospesi.
Quali erano le motivazioni del provvedimento di espulsione?
La violazione del Codice Etico della Lega per le dichiarazioni rese ai giornali ed in più alcune contestazioni sulla base di presunte mie “votazioni” insieme alla maggioranza al Consiglio Comunale.
Credo che questo modo di utilizzare il Codice Etico sia in linea con la loro visione autoritaria del partito. Nonostante un paio di ore di discussione con Igor Gelarda e Antonio Triolo, alla fine Stefano Candiani uscì una lettera già firmata che sanciva l’espulsione dal partito.
Come mai non avete contestato quel provvedimento di espulsione attraverso gli organi di Garanzia del partito?
Abbiamo voluto tenere un profilo basso che ci ha portato da Novembre 2019 a Febbraio 2020 a tentare “strade diverse” per ricucire un rapporto che, almeno da parte mia, poteva riprendere per il territorio che rappresento e per il bene del partito.
Quali strade? Avete chiesto l’intervento diretto di Matteo Salvini?
Ho inviato a Matteo Salvini una e-mail senza ricevere risposta, stessa cosa con medesimo risultato al Senatore Candiani. Ci sono state anche interlocuzioni di deputati ed eurodeputati per “facilitare” il nostro rientro.
Ma l’espulsione sembrava una decisione fortemente voluta da Antonio Triolo che non gradì il tentativo di mediazione del Senatore Candiani.
Perché Antonio Triolo doveva avercela con lei, Rizzo ed Aiello?
Non so se ci siano state delle motivazioni “personali” che abbiano potuto superare quelle meramente politiche. Considerate comunque che la mia espulsione e quella di Rizzo ha “azzerato” il partito a Bagheria e questo va contro la tanto “sbandierata” politica di radicamento della Lega nei territori, soprattutto in quelli del Mezzogiorno d’Italia.
Matteo Salvini non ha risposto alla e-mail ma alla fine lei è arrivata a parlargli, in quale occasione?
Il 3 febbraio Matteo Salvini scende in Sicilia e a Palermo presiede una convention di partito al Teatro Al Massimo. Il giorno dopo all’Astoria Palace di Palermo, con il consigliere Aiello incontriamo Stefano Candiani e non notando particolari frizioni, pensiamo che la situazione potesse risolversi.
Risolversi?
Esatto, sono sue le parole: “Non vi preoccupate, ricominceremo da zero, anno nuovo e vita nuova. Ci sono stati errori da ambedue le parti, ma la risolveremo pacificamente”.
E Salvini alla fine riuscite ad incontrarlo?
Sì, Matteo Salvini raggiunge Stefano Candiani che si rivolge a noi presentandoci come “i ragazzi a cui ho tirato le orecchie quando sono sceso in Sicilia”. E’ tutto dimostrato da un video dove è chiaro l’imbarazzo del leader della Lega che, da l’impressione di non realizzare subito quella vicenda che risolve con l’immancabile selfie.
Capirete bene che per me la situazione è oramai risolta ma, in realtà, non lo è.
Come fa a non esserlo? Siamo in presenza del leader nazionale e del segretario regionale della Lega?
Esatto, pensavo “Se me lo dice il segretario del partito, non credo che ci siano provvedimenti che tengano”, ma scopro poi, dal commissario provinciale Antonio Triolo che non possiamo comunque rientrare sino a maggio. E a quel punto ho compreso che, quell’andare persino contro le indicazioni del Senatore Candiani, nascondeva qualcosa di irreparabile.
Irreparabile, e per questo ha deciso di aderire al Movimento di Salvatore Albelice.
Ho aspettato comunque sino a maggio, ma poi ho dovuto prendere una decisione diversa perché al Comune di Bagheria, in questi mesi, sono stata in una sorta di “limbo”.
Eletta in una lista senza la possibilità di poter utilizzare il logo non ha penalizzato me, ha reso un danno ai cittadini che rappresento. Ero “imbrigliata” fino alla mia dichiarazione di indipendenza di una settimana fa.
A Maggio avevo conosciuto Salvatore Albelice, attraverso un consigliere di circoscrizione che già si era avvicinato al Movimento dei Circoli della Lega dei Meridionali.
Mi viene presentato come un movimento civico “senza padroni” e, quindi, libero da qualsiasi logica di partito.
Una sorta di Lega del Sud?
Assolutamente no, anche perché ritorneremmo a fare gli errori che furono del partito di Bossi prima e di Salvini adesso. La parola Lega la intendo come unione e inclusione di tutti quei movimenti che hanno a cuore gli interessi del proprio territorio.
Ci interfacciamo, infatti, con tutti quei movimenti indipendentisti che mirano alla valorizzazione dei propri territori, in una cornice nazionale e senza derive secessioniste.
Per noi se le politiche si fermano a Roma, diventa un serio problema per le sorti del Mezzogiorno d’Italia. Noi vogliamo veramente stare sul territorio e non presentarci alle elezioni, fare il pieno di consensi e poi pensare solo alla gestione politica del partito.
Lei è stata recentemente nominata coordinatrice del Movimento. Quali sono le sue parole d’ordine?
Collaborazione, inclusione per una politica sana e, ovviamente, centralità della Sicilia e dei siciliani.
Ho assunto il mandato circa 10 giorni fa e conto a breve di incontrare i dirigenti dell’isola, per poi incontrare quelli delle altre Regioni.
La abbiamo anche vista a Birgi qualche giorno fa per la protesta contro l’abbandono della Sicilia da parte di Alitalia ma, più in generale, della politica romana?
A riprova di quella centralità della Sicilia che richiamavo poco fa. Ho preso vari contatti perché per far crescere la nostra Isola bisogna fare squadra. Abbiamo, noi siciliani, bisogno di un movimento che non ci chiami soltanto per le votazioni ma che ci coinvolga nelle scelte per valorizzare la nostra bellissima terra.
Lei è anche avvocato. Non sempre la politica è sinonimo di legalità.
Molte persone si stupivano del fatto che da avvocato avessi scelto di impegnarmi in politica. Anche nelle loro domande si notava questa sfiducia verso la politica, vista come qualcosa di sporco e quindi in antitesi con la professione forense.
Per me, ovviamente, non è così e credo che, da avvocato, possa portare un contributo importante.
di Antonio Melita e Francesco Militello Mirto – EmmeReports