Alla fine Ci siamo riusciti, siamo usciti da quell’inferno che non meritavamo, ma che abbiamo affrontato come se fosse il migliore dei “limbo” possibili.
Una promozione sancita giorno 8 giugno 2020 dal Consiglio Federale, lo stesso organo sportivo che, il 12 luglio 2019, aveva estromesso il Palermo dal calcio professionistico.
Sembrerebbe quasi una questione di “giustizia riparatrice”, ma in realtà i rosanero questa promozione l’hanno ottenuta mettendo nelle porte avversarie 47 palloni e vincendo 20 delle 26 partite disputate prima del lockdown.
Una promozione meritata e senza macchia, come ha detto il sindaco Leoluca Orlando “nessuno può nascondere che la promozione è stata legittimata e conquistata prioritariamente sul campo dove la squadra rosanero sin dall’inizio del torneo ha dimostrato di meritarsi un campionato di livello superiore“.
Un inizio del torneo dilettantistico che ha visto il grande “esodo rosanero” a Marsala, il 1 settembre 2019, con una vittoria di misura e contestata per la presenza di due palloni nell’azione del gol del palermitano Lucera.
Bisognava “avere le palle” e il Palermo lo dimostra sin da subito gettando le basi per quella serie di 10 vittorie consecutive, interrotta in casa dal Savoia all’undicesima giornata con il gol di Diakite al 31′ del secondo tempo.
Dopo il record, inizia un periodo di flessione abbastanza fisiologico se non stessimo parlando della “corazzata Palermo” costruita per “ammazzare” il campionato di serie D.
Alcuni giornali arrivano a titolare che “il Palermo non sa più vincere” quando arriva la seconda sconfitta, sempre al Renzo Barbera, ad opera dell’Acireale per 3 a 1.
La “piazza” rumoreggia e, come succede anche nei club più blasonati, la panchina dell’allenatore inizia a traballare.
Si inizia a dubitare di Rosario Pergolizzi, ex difensore, che ha la colpa di non “spingere la macchina-Palermo oltre i suoi limiti” anche se, andando a memoria, è difficile trovare errori tecnici o gestionali nella sua prima stagione in rosanero.
Prima e unica stagione per l’allenatore, ex difensore che, dando l’addio con una intervista, dirà: “Sarei rimasto volentieri, ma ora si vuole una allenatore più esperto. La piazza (ma non Di Piazza a quanto pare) lo chiedeva e l’ha fatto capire. Si cerca un nome importante e con un passato diverso dal mio, però non è detto che un nome vinca di sicuro”.
Ritorniamo all’Inferno calcistico della Serie D: al giro di boa, il Palermo vince in maniera più netta contro il Marsala (che è preda di problemi finanziari molto seri) ma adesso inizia ad avere il fiato sul collo del Savoia che si porta a -3 punti.
Lo è sempre stato ma adesso ancora di più: il Savoia è l’anti-Palermo, dentro e fuori dal campo.
Inizia una guerra di nervi tra le due squadre, prima per colpa degli orari “sfalsati” causati dalla richiesta della squadra campana di voler giocare alle 15 invece che alle 14,30 e poi anche per le decisioni arbitrali ritenute dalle parti di Torre Annunziata troppo pro-Palermo.
Un periodo di forte tensione tra i due club che peserà alla fine più sul Savoia, visto che non sarà in grado di agganciare mai il Palermo.
Il club campano anzi perderà terreno, scivolando a -7 punti, nonostante il passo falso dei rosanero a Licata… Per poi venire stoppati tutti dal lockdown.
1 marzo 2020, Palermo-Nola 4 a 0.
Dalla settimana seguente in Italia non si parlerà “giustamente” più di calcio ma purtroppo di morti, terapie intensive e blocco di tutte le attività non solo sportive.
Un inferno, non più calcistico, che porta il nome di Coronavirus ma che avvicina, nel dolore, le realtà distanti di Bergamo e Palermo.
Un virus che fa scrivere “Non c’è niente da festeggiare, ci sono i morti da rispettare” a quelle tifoserie viste sempre come un problema di ordine pubblico e mai come l’essenza vera di una passione, di una vera e propria fede.
Una fede che il tifoso-presidente Dario Mirri ha voluto restituire alla gente della sua stessa città con una meritata promozione in serie C.
Non sarà il Paradiso ma, calcisticamente, siamo usciti dall’Inferno e ci attendiamo di poterlo fare anche a livello sanitario.
Non sarà il Paradiso ma: “Abbandonare la Serie D nel minor tempo possibile era il nostro primo immancabile obiettivo, per il Palermo, per i tifosi, per la Città, dichiarato sempre e raggiunto finalmente oggi“.
“La serie D è una categoria ricca di dignità e passione, ma che non ha nulla a che fare con 120 anni di orgoglio rosanero. Per questo oggi siamo tutti più forti, più sicuri di noi, più determinati che mai. Lo stesso senso di responsabilità che ci ha portato fin qui ripartendo da zero, ci guida ora nei prossimi passi, sul campo e fuori” conclude il tifoso-presidente Dario Mirri.
di Antonio Melita e Francesco Militello Mirto – EmmeReports