Al grido di “Libertà” e “Vogliamo lavorare”, circa trecento operatori del settore notturno, della movida siciliana, hanno occupato pacificamente, ma con tanta rabbia e disperazione, piazza del Parlamento, dove ha sede l’Assemblea Regionale Siciliana.
Tante donne e uomini, tra deejay, barman, camerieri e personale di sicurezza, che vivono la notte, sono scese in piazza sotto il sole di Palermo, nella speranza di lanciare un messaggio alle Istituzioni che, a causa dell’emergenza sanitaria, ha dovuto lasciare a casa milioni di lavoratori.
“Oggi siamo in questa manifestazione pacifica e in forma statica, per come è stata autorizzata, per fare arrivare la nostre voce al governo siciliano e fargli comprendere che noi operatori della movida siamo fermi dal 23 febbraio e di conseguenza abbiamo bisogno di lavorare” ci spiega Maurizio Giglio in arte Mauriziotto dj, portavoce di tutti i Deejay siciliani.
“Il nostro settore è quello degli operatori della notte, dei locali di intrattenimento notturno. Abbiamo bisogno di avere un tavolo tecnico con il governo per comunicare le nostre esigenze ai fini della sicurezza e della riapertura dei locali notturni. Perché non è vero che noi che lavoriamo nella movida siamo sconsiderati e non vogliamo seguire le regole, ma vogliamo evitare l’abusivismo che, a volte si trova nella movida notturna, ma allo stesso vogliamo far riaprire i locali e far lavorare di nuovo le persone ferme dal 23 febbraio”.
“Chiediamo un tavolo tecnico con il governo, con il comitato tecnico scientifico, dopodiché chiediamo al presidente della Regione, i sussidi, i bonus di sostentamento, come tutti gli altri, perché nessuno di noi ha ricevuto niente” continua Mauriziotto.
“Molti operatori della movida hanno partita IVA e i dee-jay sono dei lavoratori a tutti gli effetti. Siamo stati abbandonati completamente dalle Istituzioni. Tutti i lavoratori del settore, che sono circa 90000 in tutta Italia, metà dei quali nel territorio siciliano, sono stati lasciati a casa dal governo senza avere risposte, tranne che l’8 giugno riaprono le discoteche e i locali notturni, ma in condizioni inammissibili”.
“Vogliamo sederci ad un tavolo tecnico per capire quali potrebbero essere le condizioni di sicurezza per riaprire i locali notturni. Noi attraverso il SIB, il nostro sindacato, abbiamo mandato, sia al governo nazionale, che a quello regionale, dei documenti in cui sono scritti tutti i punti considerati fondamentali per riaprire le attività in totale sicurezza. L’unica risposta avuto da un’ordinanza del presidente Musumeci è stata quella che possiamo riaprire l’8 giugno, ma con linee guide inammissibili. Se non riceviamo nessun altra risposta, prendiamo in considerazione di riandare nuovamente in piazza”.
“Il nostro lavoro è assolutamente sminuito. Il dee-jay, come il barman, come il cameriere o l’operatore della sicurezza è un mestiere, un lavoro, una professione” conclude Mauriziotto dj.
A manifestare contro le Istituzioni sorde davanti alla reali esigenze di un popolo italiano stanco dopo tre mesi di fermo a causa delle restrizioni per il COVID-19, sono scesi anche i fotografi matrimonialisti, a fianco dei lavoratori della movida.
“Per quanto riguarda il settore dei fotografi, le Istituzioni non hanno saputo recepire quali sono le nostre reali esigenze. Non siamo stupidi e siamo consapevoli dei rischi che ha causato la pandemia, ma non vogliamo essere trattati da incompetenti.”, ci dice Carmelo Ferrara portavoce dei fotografi matrimonialisti.
“Abbiamo dovuto bruciare le nostre agende, un anno di lavoro. Chiediamo come dobbiamo vivere, come andare avanti nel 2020. Reclamiamo contributi a fondo perduto, senza fare cumulo nel fatturato, sostegno agli affitti, non un credito di imposta, chiediamo anche noi di essere aiutati. Noi viviamo di eventi, abbiamo dovuto cancellare tutte le comunioni e i matrimoni programmati per il 2020. Il codice ATECO che ci hanno attribuito per noi non funziona. Noi parliamo a nome di tutta la categoria, di tutti i fotografi matrimonialisti, dei videografi, dei laboratori, dei montatori video. Dietro di noi c’è un indotto. La nostra rabbia è che chi ci governa non ha mai parlato con una persona competente del settore” conclude il fotografo.
Presenti anche tanti barman oggi in piazza del Parlamento, a esprimere il proprio disappunto, la propria disperazione.
“Tutti noi siamo stati illusi, abbiamo subito un sopruso da parte del governo che ci aveva promesso di aiutarci, ma non è stato così! Dopo tre mesi chiusi a casa, senza le nostre sole forze, le nostre famiglie sarebbero morte di fame! Uno Stato che promette aiuti e poi non li manda non è uno Stato! Noi non lo riconosciamo! Basta alle violenze psicologiche dei politici, alla corruzione, vogliamo dignità, libertà e se non ce la danno, noi la conquistiamo! Vogliamo essere donne e uomini liberi!”.
Di Francesco Militello Mirto – EmmeReports