Tempi di austerità, occasioni di guadagno inesistenti o modifica del lavoro in condizioni di Smart working e molta flessibilità richiesta alle famiglie nel convivere a casa e con i figli tra scuole chiuse e video lezioni.
Quale il primo esito percepito? Attraverso i vari confronti è emersa una prima iniziale destabilizzazione derivante dallo scombussolamento repentino. Una fase intermedia di adattamento e adesso forse un po’ di confusione in merito alla graduale ripresa.
La quarantena non è stata uguale per tutti e lo sappiamo. Le variabili economiche / sociali / affettive hanno determinato chiaramente l’esito degli adattamenti. Chi ha dovuto tirare la cinghia di fronte al proprio bambino che per abitudine e vuoto esperienziale ha fatto più richieste del solito (vuoi quella pietanza, vuoi il gioco online) certamente ha inconsapevolmente ferito il proprio papà o la propria mamma che magari sono ancora in attesa della cassa integrazione.
Andiamo alle variabili sociali. Molte persone che di certo non hanno sentito la pressione economica ma che a differenza di altre hanno vissuto in solitudine per la presenza dei forti riferimenti affettivi e per quelle routine della giornata che compensavano tanti vuoti. E ancora i genitori dei bambini disabili che hanno fortemente risentito della mancanza di un programma della giornata che aveva costituito l’appiglio fino a quel momento per la serenità dei propri bambini e ragazzi. Questa lettura della situazione ha l’intento di abbracciare un po’ tutte le situazioni, un po’ tutti noi.
Ma qual è l’intento di tutto questo? Fornire una lettura alternativa e aiutare i lettori a non cadere nel circolo vizioso dei pensieri negativi a sostegno invece di una visione più ottimistica. Il Panta Rei di Eraclito ci dice che non si fa mai il bagno nello stesso fiume e che la vita è un fluire continuo.
Ciò che percepiamo in questo momento come indeterminato nella durata al contrario è determinato in quanto avrà una fine e sebbene lo ricorderemo passerà.
L’accettazione poi relativa agli effetti. Nel momento in cui ci sentiamo in colpa dovremmo attivare un dialogo funzionale con noi stessi per prendere consapevolezza che poco abbiamo da fare e che non abbiamo determinato noi la situazione. Un plauso va a tutti, proprio a tutti. Per tutto ciò che abbiamo prodotto, nonostante e le difficoltà, per la forza che abbiamo uscito fuori nonostante le incertezze.
E poi ricominciare. è sicuramente difficile poiché niente sembra come prima ma l’importante è quantomeno partire anche con un passo e che ci porterà piano piano al cammino precedente.
E allora in bocca al lupo a tutti e buon consapevole e attento inizio nel rispetto della nostra salute e nel rispetto del valore assoluto che è la vita.
Di Francesca Aneli – EmmeReports
Questa quarantena ha dato a tutti la possibilità di vedere ciò che va o non va nella nostra società e nelle nostre vite. Ciò che mi chiedo è, però, se avremo la forza di cambiare le nostre abitudini sbagliate, a terminare le nostre eventuali relazioni stanche e coltivare quelle davvero importanti; se riusciremo a essere più solidali e gentili con chi e cosa ci sta attorno e, cosa più importante, se capiremo che ogni giorno di vita in cui possiamo anche solo respirare all’aria aperta non è banale o scontato ma è un miracolo.