Franco Trentalance, classe 1967, ex divo del cinema per adulti, 20 anni di carriera a luci rosse, 5 libri negli ultimi 4 anni, graphic novel e mental coach.
Come stai trascorrendo questa quarantena?
Abbastanza bene. Considera che da ragazzo, a causa di un incidente in moto, fui costretto a letto per 9 mesi e poi avendo fatto il servizio di leva, altri 12 mesi di “clausura” in caserma. Inoltre, possono esserci vari tipi di isolamento, se ricordi, ho partecipato al reality “La Talpa” e anche lì… recluso! Diciamo che le esperienze passate mi aiutano a tenere tutto sotto controllo adesso… Tranne quando ascolto i politici.
I politici? Di destra o di sinistra?
Bella domanda, il Governo si sta dimostrando inadeguato a mantenere le promesse fatte e l’opposizione non è in grado di avanzare critiche forti e proponendo miglioramenti concreti. Per non parlare di tutte queste task force allargate a supporto dei Ministri, che personalmente, trovo ridicole. Sarebbe come se mi chiedessero di allestire un set hard e io avessi bisogno di un gruppo di consulenti perché insicuro e tentennante.
Il tuo esordio nel mondo del porno è stato a 28 anni. Che puoi dirci, sembrerebbe un po’ tardi.
Non credo sia stato tardi, magari non prestissimo. Prima di iniziare con il cinema per adulti ho avuto esperienze di lavoro significative, ad esempio, come barman nelle discoteche e sportivo nei villaggi turistici in giro per il mondo. Situazioni a contatto con il pubblico più vario, che mi hanno insegnato tanto e grazie alle quali, ho saputo gestire tutte le mie carriere successive: porno, televisione, scrittura e coaching.
Come ti è venuta l’idea di diventare porno-attore? Immagino che non c’era un vero e proprio “ufficio di collocamento”.
Nessun ufficio di collocamento o agenzia di casting per gli uomini. Per le aspiranti attrici invece, era un po’ più semplice.
Spiegati meglio. Una discriminazione o cosa?
Nessuna discriminazione, ma solo una questione organizzativa ed economica. Per fare provare un aspirante porno-attore bisognava ingaggiare un’attrice, trovare una location, pagare un cameraman, un tecnico luci e altre figure funzionali al set.
Quindi?
Tante spese con la quasi certezza che il 99% dei candidati verrebbe scartato perché non in grado di fare una scena di sesso davanti alle telecamere. Non è questione di saper fare sesso o di funzionare, ma di riuscire a girare una scena come vuole il regista.
Ed invece per le donne?
Diverso, perchè di solito contattavano direttamente le case di produzione, che erano e sono, sempre in cerca di nuove attrici. Mentre raramente cercano nuovi attori maschi. Il punto è che un uomo che debutta con una attrice professionista difficilmente realizza una buona scena. Viceversa, un attore esperto con una donna che gira per la prima volta, porta comunque a casa un buon risultato. Il sesso sul set è come il Tango: l’uomo conduce e la donna segue. Ma è solo una questione di ruoli, non certo di importanza.
In rete, molte ex porno-dive, dopo aver abbandonato la carriera anche pluridecennale si lasciano andare a considerazioni poco edificanti sul mondo del porno. Sfruttamento, umiliazioni, esordi poco gratificanti. Che ne pensi?
Non ho mai lavorato negli USA ma credo che le situazioni a cui ti riferisci, siano maggiormente legate a quel contesto, dove la logica del profitto, magari, può aver portato a “forzature” nella gestione dei set. Posso dirti, che nei miei 20 anni di professione, non ho mai assistito a nulla di drammatico e in tutti i set dove ho lavorato, le attrici erano sempre consenzienti. Certo qualche tensione a volte c’era ma non a livello di sfruttamento o umiliazioni.
Hai fatto sempre un porno che hai definito “popolare”. Un genere più vicino a quello “naturale”, più rispettoso nei confronti delle donne.
Ho sempre deplorato le scene di sesso, improntate su violenza, stupri e finti incesti. Ritengo negativo che qualcuno possa eccitarsi con questo tipo di contenuti. Io ho girato 4/5 film di quel genere ma poi quando ho potuto dire la mia, perché diventato famoso, non ne ho più volute girare. Un sesso energico e forte ci sta ma le perversioni mentali esagerate non mi entusiasmano. Ovviamente la responsabilità è da dividere in percentuali uguali tra chi guarda e chi realizza quei contenuti.
Che intendi?
Forse un uomo che preferisce questi contenuti ha una idea di donna sbagliata, perchè se non può avere un certo tipo di donna, allora preferisce vederla “distrutta” o “rovinata” come titolano sul web i video di quel genere. Bisogna sottolineare però che nessuna viene violentata veramente, nel senso che le attrici sanno sempre prima quello che gireranno, ma è il concetto che c’è dietro che proprio non mi entusiasma.
Dopo oltre 400 pellicole per adulti e 27 awards nazionali e internazionali, molli tutto decidendo di dedicarti ad “una altra passione”, quella della scrittura.
Precisiamo che ho chiuso col sesso davanti alle telecamere, non certo nel privato dove mi do sempre molto da fare. Nella mia evoluzione però, ho scelto di non troncare con quel background; un curriculum che onestamente mi ha portato fortuna e mi ha reso famoso. E quindi anche nella scrittura ne ho trasportato alcuni tratti: dai backstage hard narrati nella mia biografia, al porno attore detective, protagonista di alcuni dei miei romanzi thriller.
Che genere di libri scrivi?
Mi piace spaziare, ad esempio “Ritrattare con cura. Retroscena e segreti di una vita fuori dagli schemi” e “Seduzione Magnetica” rientrano tra i saggi autobiografici; mentre “Tre giorni di buio”, “Il guardiano del parco” e “L’origine delle tenebre” sono dei noir. Ho all’attivo anche un fumetto horror che ha ben esordito, “Bloody Park”.
Cosa è significato per te passare da attore porno a scrittore. Hai sentito un po’ il peso di un passato – diciamo – “ingombrante”?
Quando sono usciti i miei libri, qualcuno ha sicuramente pensato: “Cosa c’entra Trentalance con la scrittura?” e lo capisco. Ho fatto l’attore porno per quasi 20 anni e molte persone mi identificano ancora con questo ed è normale, sarebbe strano il contrario. Ma è una etichetta che non mi disturba affatto perché amo la mia carriera. Mi auguro solo che a quella vengano abbinate anche le altre mie nuove attività.
Per te che sei uomo è stato più facile, ma una donna che ha dedicato professionalmente la maggior parte della sua carriera al porno come può aggiungere altre etichette, facendo dimenticare la più ingombrante?
Fare porno per una donna richiede più coraggio, ma il punto è che non è un’etichetta da far dimenticare. Se si hanno passione, qualità e la giusta determinazione, prima o poi anche gli altri ti vedranno in un modo diverso e capiranno la tua evoluzione.
Sta parlando il Trentalance mental coach?
Credo di sì… Uno dei principali problemi per molte persone, è che sembra facciano le cose senza pensare. Compiono scelte importanti, senza guardare in prospettiva. Ad esempio, iniziano un lavoro, cambiano città, si sposano o magari fanno dei figli solo seguendo l’istinto del momento. Anche quando ci sono evidenti incompatibilità. Spesso si dicono: “per adesso facciamo così, poi si vedrà”, ma è come se uno decidesse di andare in barca in mezzo all’oceano senza destinazione e senza conoscere il mare. Secondo me l’ideale, è unire l’istinto alla riflessione.
Giusto, ma cosa consigli di fare?
Di solito dico che per migliorare, bisogna assolutamente uscire dalla propria zona di comfort. Mai fossilizzarsi nelle proprie convinzioni, bisogna restare mentalmente elastici. E anche qui, il sesso è importante perché se riesci a non avere blocchi o inibizioni, probabilmente trasferirai questo atteggiamento positivo anche in altri ambiti della tua vita.
Qual è lo stato di salute del sesso in rete?
Credo che esista una grande contraddizione. Rispetto a qualche anno fa, l’accesso ai contenuti per adulti è esponenzialmente aumentato, ma esiste un “moralismo” e un “controsenso al femminile” che colpisce guardando ad esempio, i contenuti presenti su Instagram.
Instagram?
Sì… Una bella ragazza che fa intravedere il seno, fa il boom di like e di follower. Migliaia di uomini sbavano come “Fantozzi” con la lingua di fuori, per due chiappe avvolte da un leggins. E questo nonostante possano accedere ad una scelta infinita di materiale porno. Difficile da spiegare. La stessa donna però è vittima di una contraddizione: da un lato chiede che venga apprezzata la propria intelligenza, insieme al giusto riconoscimento sociale e professionale, ma dall’altro per fare il pieno di consensi sui social, punta quasi esclusivamente su tette, gambe e culo. Non che ci sia niente di male ma lo trovo un po’ contraddittorio.
Ti stai inimicando un po’ il mondo femminile.
Non credo, descrivo la realtà, per lo meno quella dei social. Direi la stessa cosa di un uomo che mostrasse i glutei per avere più follower e poi si lamentasse perchè non vede riconosciuto il suo intelletto. Poi è innegabile che le donne, hanno tutte le qualità per raggiungere ruoli di vertice in politica, nelle aziende, nello sport ecc.
Ritornando al moralismo, la colpa è, come indicano in tanti, della presenza del Vaticano?
A mio parere al giorno d’oggi, si tratta di una scusa, un paravento tutto italiano. Tra le religioni monoteiste quella cristiana è la più tollerante a livello sessuale (considerando il buddismo come una filosofia). Sulla carta ci sono tanti divieti, ma alla fine ognuno fa quello che vuole senza gravi conseguenze… La stessa libertà non c’è nell’Islam o nell’induismo: pensiamo ad esempio, ai diritti gay, lesbo o trans.
Grazie per la lunga intervista, cosa senti di dire ai lettori di EmmeReports?
Fate quello che più vi piace e vi diverte nel rispetto degli altri, abbiate il coraggio di realizzare quello che accende le vostre passioni e se una cosa vi rende felice fatela e non badate a quello che “la gente” pensa di voi. Parola di uno che ne ha vissute tante!
di Antonio Melita – EmmeReports