Nel giorno della Festa del Lavoro, a Palermo, una rappresentanza del comparto dei lavoratori della ristorazione, fermo a causa del Coronavirus, ha deciso di preparare 2000 pasti per le famiglie in stato di bisogno.
Questa iniziativa solidale ha preso il nome di “Sciopero alla rovescia”, come quello organizzato da Danilo Dolci nel 1956, per protestare contro le misure del Governo Conte che, privilegiando le fabbriche del Nord, ha finito per “dimenticare” e quindi penalizzare il turismo e la ristorazione del Sud.
Una cinquantina di volontari hanno distribuito per tutta la mattina il pranzo a quelle famiglie maggiormente colpite dal lockdown perché “invisibili”, precarie o “in nero”.
Con in mano alcune liste, come una enorme “caccia al tesoro”, i volontari hanno percorso le vie delle borgate popolari per portare come “tesoro” un pasto, un mazzo di fiori e tanti sorrisi.
Nel quartiere Albergheria tante le famiglie coinvolte e tantissimo apprezzamento, soprattutto, nel ricevere un mazzo di fiori oltre al pranzo.
Inevitabile quel richiamo allo sciopero del pane e delle rose, nel 1912 a Lawrence nel Massachusetts, quando oltre alle rivendicazioni salariali si chiedeva il riconoscimento dei diritti politici delle donne.
Oggi, a distanza di oltre cento anni, la parte più povera della città rivendica, oltre il diritto alla salute, anche il diritto alla sussistenza primaria dato dal poter lavorare nuovamente, messo a dura prova dal perdurare del lockdown del Governo.
L’iniziativa è stata organizzata dalla Prima Circoscrizione, da Sos Ballarò
e da Kala Onlus in collaborazione con Kalsa Solidale e Ubuntu.
Tra le attività commerciali coinvolte ricordiamo: Fabrica
102, Moltivolti, Ballarak, Santamarina, Il Vicolo, Balata, Bisso
Bistrot, Le Freschette Biobistrot, Porta Sant’Agata, Quattro Mani,
Osteria Mangia e Bevi, Cotti in Fragranza.
di Antonio Melita – EmmeReports