La Dott. ssa Martina Oddo è una guida naturalistica, educatrice ambientale e consulente ecologica. Ha una pagina di Facebook dove posta video settimanali di “balconaggio” (giardinaggio da balcone) per tenerci compagnia durante la “quarantena” da Covid-19.
Siamo a ridosso della tanto citata “fase 2”. Che novità vede, per la sua professione, all’orizzonte?
Come guida naturalistica la vedo dura, perché questo mestiere in Sicilia, ed in generale anche in Italia, non è considerato un “lavoro vero”, mentre in altri Stati lo è. Da noi la maggior parte delle guide naturalistiche e degli accompagnatori di media montagna lo fanno come secondo lavoro.
Le norme cambiano di regione in regione, e non c’è un albo nazionale che tuteli i nostri interessi.
Qual è l’inquadramento di questa professione?
Come categoria siamo a metà tra lo sport ed il turismo, e questo complica ulteriormente le cose. Se lo consideriamo a livello sportivo, il trekking, l’escursionismo e l’orienteering non sono “famosi” come gli sport “che fanno uso di palle”, o, per rimanere in ambito montano, come lo sci.
A livello di turismo siamo decisamente di nicchia rispetto a quello di massa, il nostro fatturato in genere è minore anche rispetto agli agriturismi.
Se le guide fanno poco fatturato, perché preoccuparsi di loro nella fase 2?
Ed in Sicilia?
In Sicilia, da giugno a settembre, la maggior parte delle persone vogliono andare a mare. E non hanno tutti i torti.
Molta vegetazione d’estate sfiorisce o secca del tutto, gli uccelli migratori sono già passati, gli animali stanziali evitano di farsi vedere nelle ore più calde della giornata, e fino agli 800 metri di quota anche gli esseri umani soffrono parecchio il caldo.
Le mete possibili in quel periodo si riducono alle aree protette vicino alla costa ed ai boschi montani.
Lei è anche educatrice ambientale, cambia qualcosa?
Come educatrice ambientale già la situazione sembra meno tragica: a settembre riprenderò a lavorare nelle scuole, e spero che già da maggio qualche associazione vorrà usufruire dei miei servizi.
D’estate inoltre si organizzano i campi estivi di educazione ambientale per bambini e ragazzi, e spero che la fase 2 dia direttive che li rendano fattibili.
Voglio comunque far notare che la categoria degli educatori ambientali è stata colpita nel periodo peggiore: la primavera, quando le scuole organizzano le attività nei giardini, le visite guidate ed i viaggi di istruzione.
Era impegnata in qualche progetto, poi interrotto dal coronavirus?
Personalmente collaboravo da febbraio con il progetto C.A.S.A. a Ballarò (https://peresempionlus.org/progetti/c-a-s-a-a-ballaro/) per la realizzazione di un orto didattico, ma abbiamo dovuto sospendere tutto lasciando gli alunni “a bocca asciutta” e perdendo il lavoro fatto sulle piante, che nessuno ha potuto più innaffiare.
Le guide naturalistiche hanno subito gli effetti economici della pandemia sia per l’azzeramento del lavoro, ma anche per il mancato riconoscimento del bonus governativo. Lasciami passare il termine: “cornuti e mazziati”?
Personalmente, pur avendo perso tantissimi lavori, sono stata fortunata rispetto a molti miei colleghi guide ed educatori ambientali.
Sono titolare di Partita IVA ed ho, quindi, ricevuto il bonus statale.
La maggior parte dei miei colleghi, invece, lavora con prestazioni occasionali per associazioni, aziende ed enti. A loro quindi non spetta nessun contributo per il lavoro perso.
Non essendoci un ordine nazionale per queste due professioni, probabilmente nessuno li aiuterà.
Si occupa anche di educazione ambientale. Come ha trascorso la Giornata Mondiale della Terra di qualche giorno fa? E in generale come sta occupando, “ambientalmente” parlando, questo periodo di quarantena?
La Giornata Mondiale della Terra l’ho trascorsa guardando il fiume Oreto ed i monti di Palermo con il binocolo, ma anche al computer, perché parchi, riserve e musei siciliani hanno tutti fatto bellissimi eventi virtuali.
Il nove marzo avevo consultato la Protezione Civile, che mi aveva detto che avrei comunque potuto andare a fare sopralluoghi in solitaria per scoprire nuovi sentieri ed ampliare la mia offerta di ecoturismo.
Poi è arrivato il lockdown totale e mi sono rassegnata ad elaborare la cartografia al computer.
Il tredici marzo ho cominciato a fare dei video giornalieri di “balconaggio” (giardinaggio da balcone) sulla mia pagina facebook per tenere compagnia alle persone, cercando di fare usare materiali riciclati, visto che non c’era modo di procurarsi quasi nulla.
Speravo di concluderli il tre aprile, ma visto che il lockdown sta continuando ho dovuto diminuire la frequenza ad uno a settimana. Sto lavorando molto al computer, oltre a fare cartografia ne approfitto per prendere contatti con associazioni ed enti con cui collaborare nella fase 2.
A causa di un virus, l’uomo ha smesso per qualche mese di comportarsi esso stesso da “virus” devastando il pianeta. Che insegnamento dovremo trarre da questa pandemia?
Leggo molti articoli che dicono questo, ma da ecologa non ci credo. Vero è che l’inquinamento dell’aria, a livello dell’antroposfera (esclusivamente lo strato più basso) sta diminuendo: ma vogliamo parlare dell’acqua e del suolo?
Che intende?
Quanta acqua in più stiamo consumando? Già da ottobre c’erano allarmi nazionali sulla siccità, in Sicilia siamo già nei guai senza dover lavare tutto in continuazione.
Non so se nostri depuratori sono in grado di smaltire il surplus di detergenti che stiamo producendo, quindi non so quanto stiamo inquinando mari, fiumi e falde acquifere.
In alcune zone si fa la sanificazione delle zone pubbliche, ho visto persino spruzzare disinfettanti sulle piante. Non credo che questi disinfettanti facciano bene agli insetti ed agli animali che di essi si nutrono.
Sicuramente non possono fare bene ai microorganismi del suolo, che sono quelli che garantiscono la salute degli ecosistemi più di qualsiasi altro organismo vivente.
Per la fase due si parla di aumentare il numero di mezzi di trasporto per garantire le distanze sociali, vedremo che effetto avrà sull’aria.
Inoltre temo tremendamente che con l’attenzione mediatica e politica concentrata sulla “ripresa”, tutte le belle speranze di Friday For Future e movimenti simili verranno deluse e dimenticate.
Nonostante l’immenso patrimonio naturalistico, in Sicilia, l’attenzione è rivolta solo agli stabilimenti balneari. Perché?
Perché come dicevo prima, il maggiore fatturato, ad oggi, è quello del turismo di massa balneare. Eppure la Sicilia ha più colline e montagne che non spiagge e scogliere.
Mi auguro che questa crisi porti alla valorizzazione dell’entroterra siciliano, che contiene più biodiversità che l’Italia intera.
Una “diversità” siciliana che sinora, come tante altre, non è stata sfruttata?
I geologi di tutto il mondo ci invidiano la geodiversità: solo noi abbiamo in pochissimo spazio praticamente tutte le rocce sedimentarie, metamorfiche e vulcaniche.
Guardando lontano, mi auguro davvero che questo porti anche alla destagionalizzazione del turismo, perché tornando alla questione della siccità, il turismo estivo è una piaga per le risorse idriche siciliane.
Inoltre c’è un problema poco discusso che è quello della viabilità.
Senza collegamenti efficienti, qualsiasi forma di turismo perde appeal. Se, per fare un esempio nella provincia di Palermo, le istituzioni non sistemano le strade delle Madonie, in frana o sconquassate dal ghiaccio, io avrò sempre difficoltà a portare i turisti a visitare il Parco.
Consigli ai lettori di EmmeReports un percorso naturalistico “di prossimità”, da fare appena possibile e soprattutto con guide riconosciute e specializzate.
Si aspetterà che dica Monte Pellegrino o Capo Gallo… Invece, con la “lacrimuccia”, constato che i sentieri di queste riserve sono interdette per rischio crolli.
Dal 2014, quando c’è stato il triste evento alle Maccalube di Agrigento, ogni volta che in un’area protetta si riscontra un rischio per la fruizione, invece di fare manutenzione si chiude l’accesso al pubblico.
Si tratta di un problema di tutta la Sicilia, che spero possa essere risolto presto. Attorno alla città ci sono comunque molte ZSC (Zone Speciali di Conservazione), racchiuse tutte nell’ambito territoriale dei Monti di Palermo.
Per riprendere l’abitudine a camminare, senza allontanarsi troppo e senza rischiare di morire di caldo proporrei: le Serre della Pizzuta, il Bosco di San Martino delle Scale, quello di Casaboli, Contrada Rebuttone, Monte Pecoraro e Pizzo Manolfo. Guardandoci attorno abbiamo l’imbarazzo della scelta.
La Sicilia, se la sai guardare, è magnifica.
di Antonio Melita – EmmeReports
foto di Martina Oddo