Nel giorno più nero in Italia, 969 morti in 24 ore, Papa Francesco ha impartito la benedizione Urbi et Orbi in una Piazza San Pietro deserta, per il rispetto delle restrizioni anti-assembramento contro il Coronavirus.
E’ un evento che non ha precedenti quello immortalato da televisioni di tutto il mondo che in silenzio ascoltano il grido di un Santo Padre, visibilmente commosso: “Non lasciarci in balia della tempesta”.
Una richiesta a Dio di non voltarsi davanti alla “dolorosa condizione” in cui verso tutto il mondo a causa della pandemia da Coronavirus.
La sua è una benedizione, con annessa indulgenza plenaria, che i Pontefici danno soltanto a Natale e a Pasqua o dopo l’Habemus Papam; questo a testimoniare l’eccezionalità del momento storico che il mondo sta vivendo in queste settimane.
Papa Francesco, accompagnato soltanto dal monsignor Guido Marini, ha voluto con sé l’immagine della Salus populi romani esposta nella Basilica di Santa Maria Maggiore e il Crocifisso della Chiesa di San Marcello al Corso, che nel 1522 salvò Roma dalla peste.
“Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo trovati impauriti e smarriti” inizia così l’omelia di Papa Francesco.
“La tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità” continua Bergoglio sotto una leggera pioggia che cade su Roma.
“In questo nostro mondo, che Tu ami più di noi, siamo andati avanti a tutta velocità, sentendoci forti e capaci in tutto. Avidi di guadagno, ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta” con queste parole Papa Francesco pone l’accento su quello che la pandemia ha, in qualche maniera, smascherato.
“Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami, non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato”.
Per poi passare in rassegna chi “sta scrivendo oggi gli avvenimenti decisivi della nostra storia” e cioè “ medici, infermiere e infermieri, addetti dei supermercati, addetti alle pulizie, badanti, trasportatori, forze dell’ordine, volontari, sacerdoti, religiose” in poche parole quelle “persone comuni – solitamente dimenticate – che non compaiono nei titoli dei giornali e delle riviste né nelle grandi passerelle dell’ultimo show”.
Non ultimo l’appello alla solidarietà che ha visto proprio il Santo Padre donare oggi trenta respiratori destinati ai malati da COVID-19 “Il Signore ci interpella e, in mezzo alla nostra tempesta, ci invita a risvegliare e attivare la solidarietà e la speranza capaci di dare solidità, sostegno e significato a queste ore in cui tutto sembra naufragare”.
Siamo alle battute finali di una omelia storica.
Il suono delle campane squarcia il silenzio di una Piazza San Pietro deserta e in lontananza si sentono solo le sirene di quelle ambulanze che stanno fronteggiando un nemico invisibile, che sembra anche invincibile anche se, dopo la giornata di oggi, è giusto domandarsi “Perché avete paura? Non avete ancora fede?”.
di Antonio Melita – EmmeReports