Don Diego è il parroco della Chiesa Gesù Maria Giuseppe di Palermo. Sacerdote da 25 anni, è conosciuto e apprezzato dalla comunità per la sua sensibilità, per il suo carisma e per avere avuto la capacità di riportare tanti fedeli nella parrocchia. Chi lo conosce sa che le sue omelie non sono affatto noiose, ma sempre interessanti anche per chi non è assiduo degli ambienti religiosi.
Diego è anche un uomo ovviamente e, come ama ricordare, i suoi genitori gli hanno insegnato ad avere cura e rispetto del proprio corpo e a coltivare le proprie passioni. Per questo ama correre e praticare la canoa. Anche lui, come tutti noi, ha dovuto adeguarsi al momento storico che stiamo vivendo a causa del coronavirus.
Anche andare a Messa oggi non è possibile.
Esatto, per questo motivo abbiamo fatto delle dirette facebook sulla nostra pagina. Inoltre, seguendo le indicazioni del Santo Padre, ho anche inviato dei messaggi sul senso di questo particolare momento: da vivere con gli occhi e il cuore rivolto alla speranza. In poche parole, cerco di stare, come tutti i sacerdoti, molto vicino ai fedeli, anche se a distanza attraverso i social.
Un momento non facile soprattutto per i bambini.
Sì, invio messaggi anche ai bambini del catechismo, ai quali dico di restare con il cuore e la mente rivolti alla speranza perché proprio Gesù ci ricorda che non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla sua bocca. Quindi è anche un’opportunità in più che abbiamo per vivere la Chiesa a casa con le preghiere, ma anche con le relazioni mature, che ci insegnano un senso di responsabilità per gli altri. Tutto questo ci farà crescere, come italiani e come cristiani.
A volte si parla male del web e dei social, per via anche di fake news, messaggi sbagliati e cattivi esempi non “compatibili” con la parola di Dio. Cosa ne pensi delle tecnologie?
Per me sono utili, si può socializzare, comunicare anche il Vangelo attraverso i social. In questo momento è necessario per parlare con i fedeli, per restare unti, per non sentirci soli, per comunicare le nostre inquietudini, le nostre paure, ma anche la speranza e la preghiera. A volte si diventa asociali perché ci si chiude nel proprio mondo, si diventa fantasmi della strada. Tanti giovani si chiudono nelle proprie stanze, pensando che internet ed i social possano essere finestre aperte al mondo. Lo sono, ma solo l’uso sano dello strumento può aiutarci a comunicare il Vangelo, cosa fondamentale in questo momento.
Gli italiani hanno visto drasticamente cambiate le proprie abitudini, compresa quella di andare a Messa la domenica. Migliaia di persone stanno morendo per colpa di questo brutto virus. Secondo te, tutto questo può portare a un allontanamento dalla Chiesa e dai suoi valori?
La gente non si allontana, si affaccia dai balconi, dalle finestre, fa sentire la propria fede. Anzi ho ricevuto tanti messaggi di parrocchiani a cui manca la messa, la comunione, lo stare insieme agli altri. Dopo questo periodo, la gente si avvicinerà di più alla fede, ma in maniera diversa, ci sarà un forte spirito religioso, una gratitudine verso Dio per averci aiutato a sopravvivere in questo deserto di solitudine.
Medici, infermieri, virologi, stanno combattendo ogni giorno la guerra contro il COVID-19, cercando di strappare alla morte migliaia di vite umane. Dobbiamo quindi credere alla Scienza o ci dobbiamo affidare alla preghiera e a Dio?
Dobbiamo credere alla scienza, al progresso, alla ricerca, per superare scientificamente questo brutto momento. La storia ci ha sempre dato una visione di scienza e fede come due blocchi contrapposti.
Non è così?
No, oggi sappiamo quanto sia importante la scienza, quanto sia necessario il progresso per il cammino dell’uomo e anche per noi cristiani. La scienza ci aiuta a guardare tutto in maniera diversa, ma risponde a certe domande, la fede ad altre. La scienza risponde a livello matematico sino a quando può rispondere, però come diceva anche Kant la scienza risponde alla scienza, la religione alla fede. La scienza risponde alla sete di conoscenza dell’uomo, ma non alle domande di fede, così come questa non può rispondere a quelle di scienza. Ma è un binomio che non si può scindere, sono complementari. La fede, per chi crede, va anche oltre, è un canale necessario per aprire il cuore dell’uomo alla trascendenza, all’assoluto, a Dio, ma non può rispondere a cose che sono prettamente della scienza. Quest’ultima non può rispondere, ad esempio, all’esistenza di Dio, domanda più filosofica. Per concludere noi dobbiamo credere al progresso scientifico, senza dimenticare la fede che ti fa percepire la presenza di Dio.
Di Francesco Militello Mirto – EmmeReports