“No, non verrai. Fumo un’altra sigaretta e poi…” recitava una famosa canzone degli Equipe 84 ma, al tempo dell’epidemia di COVID-19, fumare non dovrebbe essere una buona idea.
E’ ormai dimostrato che il fumo di tabacco attivo e passivo nuoce gravemente la salute ed anche che favorisce le infezioni respiratorie.
“Chi fuma e si infetta con il Coronavirus ha una prognosi decisamente peggiore, cercate di smettere quanto prima” è l’invito di Walter Ricciardi, membro dell’Oms e consigliere del ministro della Salute.
Se queste sono le premesse, diventa quindi incomprensibile la scelta del Governo Conte di chiudere tutti gli esercizi commerciali, ad eccezione degli alimentari e delle farmacie (ritenuti a ragione essenziali), lasciando però aperti i tabaccai, dove l’oggetto prioritario del commercio specifico è rappresentato proprio dalle sigarette e dai prodotti affini, la cui tossicità è nota a tutti.
La scelta del Governo potrebbe essere giustificata dal fatto che i tabaccai non vendono solo le sigarette ma anche gratta e vinci, valori bollati e gestiscono in maniera telematica il pagamento di alcuni servizi.
Visto che è oramai accertato che il Coronavirus ha effetti molto più pesanti nelle persone affette da patologie croniche dell’apparato cardio-respiratorio si poteva “vietare la vendita di tabacco e affini” lasciando comunque aperti i tabaccai.
Niente di tutto ciò è stato minimamente preso in considerazione tanto che, tra le raccomandazioni diffuse dal Ministero della Salute per contenere gli effetti del Coronavirus, il fumo e i suoi effetti nocivi non vengono adeguatamente menzionati.
La risposta andrà “magari” cercata nell’enorme giro economico che sta dietro al tabacco in Italia dove a fumare sono 11.6 milioni di persone: il 22% della popolazione sopra i 15 anni.
Quindi una scelta meramente economica che contrasta le iniziative messe in campo per svuotare gli ospedali e finisce anzi per gravare sul Sistema Sanitario Nazionale indebolito, negli ultimi dieci anni, proprio da una drastica riduzione di posti letto e di strutture ospedaliere.
Continuando con le cifre: di quegli 11.6 milioni, gli uomini sono oltre 7 milioni (4.5 milioni le donne), giustificando così la presenza maggioritaria di questi nei reparti di terapia intensiva ed un tasso di mortalità più alto.
Dati ed interventi scientifici che invitano a smettere di fumare sempre, ma soprattutto in tempi di Coronavirus, per poter tornare presto alla normalità.
Al momento non resta che cantare: “Da un’automobile che passa, qualcuno grida “va a casa” – ed oggi domenica 15 marzo – è tutta mia la città”.
di Antonio Melita – EmmeReports