“Chiediamo amnistia, indulto e pene alternative e la garanzia della possibilità di mantenere le distanze di sicurezza tra i detenuti. I diritti vanno sempre garantiti e quello alla salute è inviolabile”.
Sono queste le richieste degli attivisti di Antudo dopo la sospensione delle visite ai detenuti che ha fatto scoppiare focolai di rivolta dentro e fuori le carceri siciliane nei giorni scorsi.
La contestata decisione era stata presa per fronteggiare la diffusione del Coronavirus, ma aveva sin da subito sollevato le proteste dei familiari che evidenziavano come le guardie penitenziarie potevano, con il loro entrare ed uscire senza particolari protezioni, ad esempio veicolare il virus all’interno delle strutture di detenzione.
“Ci rendiamo perfettamente conto che l’elevato rischio di contagio e le difficoltà di gestione costringano all’utilizzo di rigide misure precauzionali. Nonostante questo, riteniamo non si possa pensare di risolvere il problema tagliando fuori dal mondo i detenuti. È una questione di diritti e civiltà garantire, soprattutto in questi momenti di emergenza, la vicinanza delle famiglie con gli strumenti possibili” – dichiara Gino Sturniolo, indipendentista di Antudo.
Gli attivisti di Antudo, quindi, oltre allo stop dei colloqui, protestano anche contro il sovraffollamento delle carceri che non garantisce quel metro di distanza consigliato per evitare il contagio e la sua diffusione. Per tali ragioni richiedono a gran voce l’amnistia.
“A prescindere dalle visite esterne, le già precarie condizioni igienico-sanitarie e il sovraffollamento delle carceri, non permettono un’efficiente gestione dell’eventuale diffusione del virus” continua l’attivista.
“Al loro interno non è possibile rispettare le misure previste nel decreto nazionale di contenimento del contagio. Se mai dovesse introdursi in un carcere il COVID-19, la diffusione e gli effetti sarebbero devastanti” conclude Sturniolo della Rete dei comitati per l’Indipendenza della Sicilia.
di Redazione – EmmeReports