Abbiamo incontrato Bianca Nevius, pin-up burlesque, e con lei abbiamo discusso di clichè, di lotta per l’emancipazione e del prossimo 8 marzo.
Per il resto dell’anno femminicidi, discriminazioni sui luoghi di lavoro, marginalizzazione e subordinazione all’uomo: ha ancora senso festeggiare la donna in una giornata come l’8 marzo?
Se smettessimo di festeggiarlo, sarebbe un segno di resa. Sicuramente è necessario sensibilizzare costantemente sui temi del femminicidio, della discriminazione e della parità sotto ogni punto di vista. Quando fu istituita, nel 1909, il suo scopo scopo era sensibilizzare il popolo per il raggiungimento dei pari diritti della donna. Evidentemente una giornata non è bastata, tant’è che ne hanno dovuta creare una seconda nel 1999 (“Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne”) più esplicita, che non coinvolge regali e ovazioni ipocrite, ma parla apertamente delle problematiche che la donna riscontra da sempre.
Quindi non dovremmo parlare di una vera e propria festa, ma di qualcosa di diverso.
La Donna non va “festeggiata” come se fosse un compleanno, va capito che la donna, come ogni altro essere umano sulla terra, deve avere gli stessi diritti di un maschio bianco. L’ultima legge a favore della donna, in Italia, è stata istituita nel 2013, ed è proprio una legge contro la violenza e lo stalking. Ripeto nel 2013.
Sindaco/a, assessore/a, ministro/a sono gli esempi di uno scontro per l’emancipazione anche nel lessico: giusta battaglia o inutile presa di posizione femminista?
Stiamo parlando di un lessico che ha escluso fin dall’inizio e a prescindere, la presenza della Donna, questo dovrebbe farci pensare. Includere SindacA o AssessorA, non mi sembra questo grande sacrificio, dopotutto, la crusca ha accettato “petaloso”.
Però qualcuno potrebbe obiettare che si disperdano energia per battaglie più importanti.
Se analizziamo il problema, “battersi” per una cosa così BANALE, come avere una nomenclatura giusta, ci dimostra quanto noi donne continuiamo ad avere la necessità di combattere, non di dire “ah vabbeh ok”. Non confondiamo il femminismo e la ricerca delle pari opportunità della donna, con una minaccia all’umanità, è semplicemente un DIRITTO.
Quale è per te una donna “simbolo” sia nel campo artistico che in quello politico/sociale?
Qualsiasi donna che non stia zitta. Che si faccia sentire, che non stia alle regole imposte e ai capricci del patriarcato. La storia è piena di Donne cosi, e nella mia vita mi circondo di donne così. Forti, consapevoli, che non si fermano davanti ad un “tu non puoi/ tu devi”.
Vale lo stesso per il tuo ambito lavorativo?
Personalmente, ogni mia collega in ambito Burlesque o ogni donna che liberamente sceglie di lavorare nel business del sesso, è una donna simbolo di libertà. Facciamo quello che vogliamo, nella nostra vita e con il nostro corpo, lo esponiamo come segno di indipendenza, decidiamo come, cosa e perchè. Alziamo la voce attraverso la nostra arte, sapendo che verremo giudicate, zittite e messe in ombra dai social, ma questo non ci ferma.
Il nostro “spazio” è sempre stato limitato, consapevoli che se avessimo più spazio, sarebbe un mondo diverso, dove non bisognerebbe fare guerre per far girare un economia.
Veniamo derise, minacciate, denigrate e uccise: perché la donna fa paura. (Bianca Nevius)
di Antonio Melita e Francesco Militello Mirto – EmmeReports